Lupi, cronaca di una trasferta: il Campobasso torna a dominare lontano dalle mura amiche in campo e, soprattutto, sugli spalti
ANDREA VERTOLO
Ci sono partite che non valgono solamente tre punti e di fronte non si ha solo la squadra avversaria, ma molto di più. Jesina-Campobasso è stata una partita dal carico specifico, vincere per rilanciarsi in classifica e riscattare il valore di un intero progetto, di fronte alle molte malelingue sollevatesi dopo la partita contro la Samb.
Di certo, non era una trasferta per tutti, non solo per la lunga distanza che separa la cittadina, a pochi passi da Ancona, dal capoluogo molisano, ma ad allontanare la partecipazione di molti tifosi rossoblù è il senso di disfatta che, dopo un’antipatica sconfitta, coinvolge chi non ha la pelle dura e preferisce restare a casa.
Per questo motivo, a sostenere i lupi nella trasferta marchigiana sono solo le prime linee, le vere sentinelle della squadra, quelli che mentre fuori tira tempesta continuano vedere il sole, senza che gli importi nulla della malasorte. Così, mentre a Campobasso la pioggia si impadroniva della domenica, a Jesi il sole illuminava la Curva Nord.
Molto spesso capita che le trasferte cosiddette di massa mettono a dura prova la pazienza dei gruppi organizzati, perché il numero dei tifosi non eguaglia il tifo e le voci finiscono con l’essere sempre le stesse. Al ‘Cariotti’ di Jesi, invece, i cori che aprono la partita hanno un volume cosi alto da sembrare essere cantati da centinaia di tifosi, mentre, in realtà, dietro le pezze dei gruppi a quel numero non ci si arriva.
“Vincere!” è il grido che più di altri si innalza dai gradoni e rimbomba nel piccolo stadio, orfano per questa partita del tifo di casa.
La curva leoncella, per questa domenica, ha voluto manifestare contro la società il proprio dissenso verso il lacunoso avvio di stagione, ritenendo opportuno lasciare il settore vuoto con cappeggiante un unico striscione, sul quale si legge: “Niente rispetto? Niente biglietto”.
In effetti, la squadra biancorossa è stata costruita per non soffrire troppo il campionato, invece le difficoltà della squadra in questo avvio si stagione sembrano essere tutt’altro che promettenti. Gli ultras jesini, rimasti comunque fuori dallo stadio, si sentiranno a più riprese durante la partita con cori per lo più di protesta.
Intanto, dal settore ospite gli ultras rossoblù sono quadrati, ordinati e massicci. Non passa un solo minuto senza che si ascoltino i cori della Nord, e non passa molto tempo per sentire finalmente il boato di liberazione che tutti aspettavano.
Bucchi insacca di testa il primo gol della giornata e corre verso la Nord dedicandole tutta l’esultanza. In campo pare esserci solo il Campobasso, è troppa la fame dei lupi per lasciare campo alla squadra di casa e il primo tempo si conclude con i lupi serenamente in vantaggio.
Nella ripresa la musica non cambia, la Nord è protagonista sugli spalti, il Campobasso sul campo. Battimani e cori prolungati, anche per decine di minuti, alimentavano la voglia di vittoria. Così, prima Aquino deliziava gli occhi dei presenti con un bellissimo gol da fuori area, poi Di Pasquale con uno stacco di testa, su calcio d’angolo, sanciva la chiusura delle ostilità. Bella l’esultanza del giovanissimo difensore che con fierezza sul volto volgeva la sua corsa verso i rumorosi ultras rossoblù. Si ha giusto il tempo per una festante sciarpata, che si ascolta il triplice fischio dell’arbitro.
I giocatori rossoblù possono finalmente ascoltare solo gli applausi dei propri tifosi, i fischi di mercoledì sono alle spalle.
Mentre ci si appresta a ripiegare le pezze e portarsi alle macchine per la ripartenza, si assiste alla contestazione di molti tifosi biancorossi che, rientrati dopo il fischio finale, richiamano la squadra per una vibrante ramanzina.
In fondo, verrebbe da dire, ogni mondo è paese e le sconfitte portano sempre gli stessi effetti.
La bellezza del calcio sta anche in questo, in quanto, come affermava lo scrittore francese Jean-Paul Sartre: “Nel calcio tutto è complicato dalla presenza della squadra avversaria”, ma a molti questo semplice concetto proprio non va giù.