La relazione umana nel rapporto medico-paziente, oltre la tecnologia l’arte della medicina inizia da lì
In un momento in cui la tecnologia in campo medico e scientifico progredisce di giorno in giorno, che valore ha il rapporto “umano” tra medico e paziente? E soprattutto qual è il futuro della medicina intesa come “arte”, ovvero la possibilità da parte del medico di affidarsi alla propria capacità deduttiva? A queste domande ha risposto il seminario dal titolo “Dallo sciamano al cybermedico: evoluzione ed involuzione di una nobile arte”, promosso da ‘La Rete Onlus’, associazione molisana di sostegno ai malati oncologici.
L’incontro molto partecipato di ieri pomeriggio al Circolo Sannitico e che rientra nel più ampio progetto dei ‘Mercoledì della Prevenzione’ è stato presieduto dal dottor Giuliano Camposarcuno, medico condotto e gastroenterologo. A lui il compito di condurre i presenti in un interessante viaggio dagli albori della medicina, partendo dalle figure dei sacerdoti che si interponevano tra il mondo umano e le divinità, fino alle più recenti scoperte.
I “consigli” della scuola salernitana tra il dodicesimo e quattordicesimo, la scoperta dei raggi X di Wilhelm Conrad Röntgen, sono stati così solo degli esempi di un lungo excursus compiuto da Camposarcuno, il quale, in qualche modo, ha sottolineato il bisogno necessario di tornare a una medicina che, pur servendosi della tecnologia, sia capace sempre di partire da quell’imprescindibile contatto umano.
Torna in questo senso l’importanza della visita per ciò che concerne i medici di base, il cui ruolo nell’epoca odierna sta assumendo una dimensione differente.
Un rapporto bidirezionale nel quale il medico metta a disposizione degli altri tutta la propria “arte” e i pazienti abbiano la voglia di affidarsi all’esperto, tralasciando troppo spesso fuorvianti ricerche in rete.
“In questo senso quell’arte del medico – dice Camposarcuno – non va incontro a un declino inarrestabile, ma proprio attraverso le nuove invenzioni può guardare al futuro, avendo sempre ben presente che il punto di partenza non può che essere la relazione umana”.