Alla Palladino Editore è stato presentato “Il Rugbista di Beit Jala” di Colella
MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
La storica casa editrice Palladino di Campobasso presta di nuovo il suo onorevole palcoscenico al giovane scrittore e giornalista Roberto Colella, il quale ha pubblicato in questi giorni ‘Il rugbista di Beit Jala’, un racconto breve di 24 pagine della raccolta L’officina dello scrittore dove vi è un altro racconto, vincitore al concorso letterario di Matrice ‘Il collezionista di Barbie’.
Lo scenario è lo scontro Palestina-Israele affrontato con un lessico ed una sintassi semplice ma non per questo senza velarne la drammaticità di un genocidio in cui si conta come “normalità” un attentato al giorno. A questa cornice, lo scrittore Colella inizia a dipingere le sue strati-storie che si compenetrano seppur mantengono il loro spessore: leitmotiv forte è la storia d’amore tra Yassen, giovane palestinese e Rebecca, insegnante in erba israeliana. Ci torna alla mente un’altra storia d’amore israeolo-palestinese raccobtata da Valèrie Zenatti nel suo romanzo Una bottiglia nel mare di Gaza vincitore del Premio Anderson 2012: un parallelo che equipara la freschezza e la profondità della Zenatti a quella di Colella. Così in una attuale rivisitazione di Romeo e Giulietta, l’amore tra Yassen e Rebecca per motivi geopolitici si rivelerà drammaticamente impossibile.
Senza svelarne momenti chiave, a questa storia si lega il rugby inteso non solo come una passione agonistica ma come un’attività che, con la sua fisicità, insegna al sacrificio. Nella squadra degli All back, il protagonista Yassen non solo troverà consolazione e distrazione alla delicata quotidianità ma sarà fonte d’ispirazione per la sua nuovissima squadra tutta palestinese di Beit Jala.
A parlarcene meglio è lo stesso autore.
Come nasce questo racconto? “Nasce nell’Officina dello Scrittore ed inaugura la collana dal titolo omonimo per la Palladino editore è un rifugio nel bosco nei pressi di Matrice dove qualsiasi scrittore può rintanarsi a scrivere, una piccola in legno realizzata dal Prof. Rocco Cirino”.
A cosa ti sei ispirato? “Mi sono ispirato ad un fatto vero, la nascita della prima squadra di rugby in Palestina, a Beit Jala, Cisgiordania. Il rugby è stato spesso accostato alla guerra per i vari movimenti tattici…è una metafora di vita, di sacrifici e coraggio, sullo sfondo c’è la guerra tra Isreale e Palestina, i bombardamenti, le esplosioni, i morti, gli amori contrastati”.
Cosa si deve aspettare il lettore tra queste pagine? “Ritrova alcuni aspetti che richiamano al precedente racconto ma soprattutto rivede immagini scolpite dalle zona di guerra attraverso un linguaggio paratattico che descrive momenti reali, vividi, ben scolpiti nella mente”.