Venti di burrasca nel centrodestra, Toma frena e richiama all’unità. Occhi puntati sull’elezione del presidente della Provincia di Campobasso
Prima Patriciello, poi Micone. La sconfitta del candidato Felice Ianiro, sindaco di Frosolone alla Provincia di Isernia, dove ha avuto la meglio il primo cittadino di Venafro, trainato dall’area riconducibile all’ex presidente Michele Iorio e a buona parte di Forza Italia, compresa la coordinatrice regionale, Annaelsa Tartaglione, insieme a una parte di amministratori di centrosinistra, tiene banco in casa del centrodestra regionale.
Note al veleno: nella compagine della maggioranza di Palazzo D’Aimmo volano gli stracci. A voler stoppare le polemiche è il governatore Donato Toma, attraverso una dichiarazione rilasciata all’Ansa.
Il numero uno del Molise richiama, infatti, i suoi all’unità. Quest’ultima probabilmente messa in crisi anche dalle ultime vicende nello scenario politico nazionale e a elezioni politiche che a molti non appaiono nemmeno troppo lontano, nonostante le intese stabilite nei palazzi romani tra PD e M5S.
“L’unità e l’umiltà portano alla vittoria. Le divisioni e le prevaricazioni – sono le parole di Toma rilasciate all’Ansa – portano alla sconfitta. Il centrodestra molisano in questo ultimo anno e mezzo ha provato entrambe le strade. L’intera classe dirigente tragga le sagge conclusioni. E metta sempre al primo posto la tutela dei diritti dei molisani e della dignità del Molise. Che contano più di ogni altra cosa”.
Parole che in molti si domandano se basteranno a riportare ordine in casa del centrodestra o se, invece, a livello politico regionale quello che sta per arrivare sarà un autunno caldo.
Intanto, un ulteriore banco di prova per la tenuta della maggioranza in Regione saranno le prossime provinciali di Campobasso.
Qui l’ago della bilancia saranno gli esponenti del Movimento Cinque Stelle. Con il voto ponderato quelli di Campobasso e Termoli hanno un peso specifico. Tuttavia, i pentastellati del capoluogo, da dichiarazioni del sindaco Gravina, non dovrebbero andare a votare.
Alla luce di un mutato scenario politico nazionale, al momento, sembra però doveroso chiedersi se alla fine sarà davvero così.