Referendum costituzionale, il Partito Socialista Italiano si schiera a favore del ‘sì’. Miniscalco: “Ci piace il ritorno allo Stato di tante competenze delle Regioni”. Poleggi: “Modifiche al passo coi tempi”
CRISTINA SALVATORE
Le ragioni del ‘sì’ al referendum sulla riforma costituzionale del prossimo ottobre da parte degli esponenti del Partito Socialista Italiano, sono state illustrate dal segretario regionale del partito, Marcello Miniscalco, insieme al presidente Filippo Poleggi e al commissario della Federazione Provinciale di Campobasso, Matteo D’Errico, nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella sede del Psi in via Cavour a Campobasso.
L’intenzione dei socialisti è quella di farsi fautori di una raccolta firme per promuovere il ‘sì’ su scala nazionale.
Tale riforma, per i rappresentati del gruppo politico, in realtà sarebbe perfezionabile ma la scelta è tuttavia obbligata, considerando che l’alternativa sarebbe il nulla e l’immobilismo.
“È una riforma che non ci piace totalmente – le parole del segretario regionale Marcello Miniscalco – ma ce la facciamo bastare. L’alternativa sarebbe stata rimanere così. La cosa che ci piace di più è proprio il superamento del bicameralismo paritario. È una battaglia tipica dei socialisti da sempre, a partire dalla costituente, è stata ripresa da Craxi alla fine degli anni ’70 ma noi l’abbiamo sempre perseguita. Noi socialisti – chiosa Miniscalco – siamo riformisti e perseguiamo il progetto di riforma delle istituzioni da tanto tempo. Le cose buone di questo referendum sono tante, indipendentemente da Renzi al Governo. Altra cosa che ci piace – conclude – è il ritorno allo Stato di tante competenze che sono ora della Regione, questo comporterà una riduzione dei costi della politica. Inoltre siamo a favore di un abbassamento del quorum per il referendum abrogativo, di un abbassamento del quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica e per portare avanti una la battaglia a favore del Paese che ha bisogno di un cambiamento”.
I socialisti, per questo motivo, stanno organizzando dei comitati ‘pro sì’ allo scopo di divulgare le ragioni di una scelta secondo loro necessaria a contrastare la logica conservatrice del ‘no’. Farà parte della commissione anche lo studioso, archeologo, Gianfranco de Benedictis che ha deciso di intervenire in prima persona accettando l’incarico, sentendo il dovere di assumersi la personale responsabilità di un cambiamento in un momento delicatissimo per l’Italia.
“Non è un discorso di appartenenza politica – come spiega il presidente Filippo Poleggi – perché il bicameralismo mina la democrazia in quanto trasferisce e concentra tutto nella dialettica tra i due parlamenti creando difficoltà di partecipazione e logoramento della democrazia. Noi del Psi siamo riformisti, questa riforma la chiediamo ed auspichiamo da sempre. Non siamo su posizioni ideologiche intoccabili – prosegue Poleggi – perché noi siamo per la sperimentazione. I principi della costituzione sono intoccabili nella prima parte, ma nella seconda parte bisogna fare delle modifiche che vadano al passo coi tempi. Questa riforma accresce la democrazia perché definisce i poteri del governo che non può più usare senza limiti i decreti legislativi che erano una violazione dei diritti del Parlamento. Averli limitati, è un rispetto del Parlamento che si riappropria di sue funzioni. Non si può più lavorare su tempi biblici. Definire il ruolo e i poteri del governo, definire i poteri del parlamento, credo sia un rapporto che accresce il livello di democrazia. Un senato che ha poteri limitati alla competenza dei territori, credo che rappresenti un altro tassello della democrazia funzionante. Una Camera e un Senato che ha potere su alcuni provvedimenti delle regioni è giusto perché alcuni conflitti tra le due parti spesso davano luogo a ricorsi estenuanti che continuamente tornano allo stato. Se la Regione Molise – conclude – non è capace di fare promozione del territorio è bene che se ne occupi lo Stato”.