Referendum costituzionale, le ragioni del sì e del no alla riforma del premier Renzi e chi sostiene le varie tesi
ANDREA VERTOLO
Il referendum costituzionale del prossimo ottobre rappresenta un bivio storico per il nostro Paese. In ballo c’è l’assetto istituzionale della nostra democrazia la quale, mai prima di oggi, era stata oggetto di modifiche così rilevanti.
Il rischio più grande di questa campagna referendaria, però, sta nello spiegare, senza stereotipi, ma con parole semplici, le ragioni del sì e quelle del no.
In Italia pochissime sono le persone che hanno una base, anche elementare, di diritto costituzionale. Purtroppo, ancora oggi, tale materia è avvolta da uno strato di impreparazione generale, colpa soprattutto dei programmi scolastici che rilegano lo studio del diritto solo in qualche istituto professionale. Solo nelle università c’è la possibilità di avere un’infarinatura necessaria per capire le regole del nostro Stato democratico. Il resto degli elettori, quindi, dovrà affidarsi ai ‘disegnini’ realizzati, spesso in modo del tutto grossolano, nei salotti urlanti dei talk show televisivi.
Se tale impreparazione degli elettori gioverà maggiorante ai sostenitori del no o quelli del sì è difficile stabilirlo. Ad oggi, però, a più di quattro mesi dal referendum, sembrerebbero essere più scaltri gli oratori favorevoli alla riforma.
Il premier Renzi in primis, per rappresentare le ragioni del sì alla riforma costituzionale, gioca molto sul termine ‘cambiamento’ e su quello del ‘risparmio’, parole che affascinano da sempre i cittadini meno impegnati ad approfondire la questione e per i quali, pur di eliminare lo stipendio ad un senatore, non sarebbe un problema cancellare anche tutte le funzioni del Senato.
D’altro canto, appare in salita la strada intrapresa dai primi oppositori del Governo Renzi, quel Movimento 5 Stelle che, invece, dovrà poggiare le ragioni del proprio no alla riforma su un termine molto caro, almeno fino a ieri,proprio ai democratici. La parola utilizzata in questo caso è ‘illegittimità’, con la quale il fronte del no identifica il contenuto della riforma.
In questa battaglia avremo, quindi, da una parte i grillini, che per questa volta vestono i panni dei conservatori della Costituzione, dall’altra il Partito Democratico che, invece, la vorrebbe stravolgere quasi del tutto.
Il centrodestra, in tutto questo ‘cambio di sessi’, si divide in favorevoli e contrari, riducendo la loro opinione politica ai minimi termini.
Tante, inoltre, le associazioni e i comitati promotori presenti nella campagna referendaria, una su tutte l’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), che invita i cittadini a mettere una croce convinta sopra il no.
Un ruolo fondamentale, per rendere questo voto il più cosciente possibile, lo avrà proprio l’informazione, che dovrà fare da filtro a tutte le caricature che spesso la politica vorrebbe far passare. Allora proviamo, con alcuni punti generali, a sgombrare le coscienze dagli errori più grossolani che si stanno affermando in seno al dibattito pubblico.
La Costituzione, innanzitutto, è modificabile per sua stessa natura. Questo è un principio che pare non essere ben chiaro ai sostenitori del no i quali, con lo slogan ‘la Costituzione non si tocca’, involontariamente diventano i primi sovvertitori della Carta stessa.
L’errore che, invece, si impadronisce delle bocche dei favorevoli alla riforma è quello della riduzione dei costi della politica. Senza entrare in tecnicismi, bisogna evidenziare che si risparmia una cifra talmente irrisoria che la stessa potrebbe essere pareggiata spegnendo le televisioni nel momento in cui viene esibita a tambur battente nelle varie trasmissioni politiche.
Su ogni singolo aspetto di questa complicata riforma bisognerebbe, dunque, soffermarsi con attenzione e senso di responsabilità.
C’è da chiedersi, però, se da qui ad ottobre ci sia davvero uno spazio libero da gonfiature atte a danneggiare la già scarsa propensione all’ascolto da parte dell’elettore.
Invitiamo, quindi, sia i favorevoli alla riforma che gli oppositori, di tornare a parlare in maniera chiara, così come chiari sono stati i nostri Padri costituenti.
La Costituzione si modifica in base alle esigenze della società, il senso di responsabilità, invece, dovrebbe essere lo stesso, sempre.