Reati agroalimentari, Ruta ‘ri-presenta’ la riforma a tutela del consumatore. Pene severe per chi inquina le acque o gli alimenti
I reati in materia agroalimentare sono un fenomeno sempre più diffuso, che quotidianamente mina l’eccellenza del Made in Italy nel settore enogastronomico e favorisce l’infiltrazione di organizzazioni criminali. Si tratta di illeciti che vanno puniti attraverso una specifica normativa che, a partire dallo scorso aprile, è stata al vaglio di un’apposita Commissione di studio istituita dal ministro Orlando e presieduta dal magistrato Gian Carlo Caselli. La proposta di riforma elaborata è stata presentata a ottobre, ma sulla questione è ancora tutto fermo. Ecco perché l’esponente molisano di Palazzo Madama, Roberto Ruta, ha deciso di presentare in Senato una proposta di legge che riprende il contenuto prodotto dalla commissione di esperti.
“Nuove norme in materia di reati agroalimentari” è il disegno di legge depositato da Ruta affinché venga esaminata, da parte del Parlamento, la proposta di Caselli elaborata insieme ad altri magistrati, professori universitari e avvocati.
“È necessario dotare l’ordinamento giuridico di una riforma che tuteli in modo più incisivo beni primari come l’acqua o gli alimenti”, il commento di Ruta.
La proposta è composta da 49 articoli e introduce una serie di nuovi reati come il disastro sanitario che punisce avvelenamento, contaminazione, corruzione di acque o sostanze alimentari con possibile diffusione di pericoli per l’utente; l‘omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose dal mercato, quando ciò possa arrecare lesioni gravi o morte e quando da tali condotte possa scaturire situazioni analoghe che mettano in pericolo la salute pubblica.
Nel testo è, inoltre, è previsto il nuovo reato di agropirateria, che punisce la vendita di prodotti alimentari accompagnati da marchi di qualità contraffatti.
Nuovi reati ma anche forme severe di sanzioni che vanno dai 15 anni di reclusione previsti per chi avvelena acque o alimenti destinati al consumo pubblico; dall’ergastolo per chi con tali reati generi morti; fino ad arrivare dai 3 a 10 anni di carcere per chi contamini acque o alimenti rendendoli pericolosi.
“Fulcro della riforma, – dice ancora Ruta riproponendo il pensiero di Caselli – è la tutela dei prodotti alimentari imperniata sulla figura del consumatore finale”.
Prospettiva ultima della proposta di riforma è, dunque, quella di arrivare a “un’etichetta comprensibile e trasparente, che faccia capire ai consumatori cosa c’è davvero dentro quello che ci viene venduto come cibo o come bevanda”.