L’editoriale / A Palazzo D’Aimmo è 11 contro 10. Numeri risicati e centrodestra sempre più in crisi. Ma fuori cosa c’è? Una povertà senza precedenti per una regione che, forse, non ha più motivo di esistere
GIUSEPPE FORMATO
Quell’11 contro 10 che non lascia trasparire nulla di buono. Anche l’ex governatore Paolo di Laura Frattura arrivò a una simile situazione, ma a un anno dal ritorno alle urne. Dopo quattro anni di legislatura.
La storia si ripete e, oggi, a Palazzo D’Aimmo quell’11 contro 10 arriva a distanza di appena 17 mesi dopo le elezioni. A tre anni e mezzo dal ritorno al voto.
11 contro 10 sta per la maggioranza contro l’opposizione. A rendere risicati i numeri di maggioranza ci hanno pensato l’ex governatore Michele Iorio e la consigliera regionale Aida Romagnuolo, i cui voti in aula si vanno a sommare ai sei consiglieri pentastellati e ai due del centrosinistra di marca Partito Democratico.
In sostanza, da oggi in avanti sarà sufficiente un assente tra le fila di maggioranza per mettere nei guai il governatore Donato Toma e l’intera maggioranza. Occorre considerare, comunque, che l’ex assessore Massimiliano Scarabeo potrebbe essere l’ago della bilancia dell’undicesimo dall’una o dall’altra parte.
Questi i numeri nudi e crudi di quanto avviene nel Palazzo. Ma fuori cosa c’è? Una situazione di estrema povertà. Il Molise è un territorio in cui i numeri della disoccupazione e quelli dell’emigrazione dei giovani sono da spavento.
Secondo i dati dell’Ufficio Studi di Confcommercio dello scorso mese di luglio, dal 2008 al 2018 il Molise ha perso 10mila abitanti e 6mila occupati col tasso di disoccupazione salito da 9.1 a 13. Tra i 15 e 24 anni non lavora il 40,3% dei molisani.
Nella provincia di Isernia, il tasso di disoccupazione è al 17,6%, quella giovanile al 57,7%. Nella provincia di Campobasso non lavora il 34,5% dei giovani.
In totale, in Molise, lavorano 107mila persone, la maggior parte delle quali nella Pubblica Amministrazione.
Nel 2018 hanno chiuso i battenti, nella ventesima regione d’Italia, ben 362 imprese.
Numeri che fanno ricredere nell’opportunità che il territorio molisano possa avere un futuro. All’orizzonte soltanto nubi, mentre la politica, oltre a litigare, distribuisce incarichi, tornando a parlare il politichese nudo e crudo. Quel linguaggio utile soltanto per provare ad aumentare un consenso e una fiducia che i molisani non hanno più nella classe politica.
La classe politica regionale e parlamentare dovrebbe tornare a immergersi nei problemi dei cittadini, che vogliono soltanto risposte da chi dovrebbe garantirgli il proprio futuro. E, invece, oggigiorno, sembra che l’unico problema sia quello di distribuire poltrone, spesso assegnate ai cosiddetti ‘trombati’ alle elezioni, che hanno portato una parte politica o l’altra a vincere.