Il giorno dopo l’assoluzione Iorio rivendica un posto in Giunta. Bordate per il governo regionale: “Atteggiamento autoreferenziale e mancata difesa del Molise a Roma”
È pronto a rivendicare con determinazione un posto nell’esecutivo del governatore Toma. Non usa mezzi termini l’ex numero uno del Molise, Michele Iorio, dopo la l’assoluzione della Cassazione sulla nota vicenda dello Zuccherificio.
Iorio, che rientra in Consiglio regionale dopo la sospensione per effetto della Legge Severino, torna a scaldare i motori e giocarsi la partita politica anche in vista dei prossimi appuntamenti elettorali del 2019.
Entrare nell’esecutivo per l’ex presidente rappresenta, infatti, una “richiesta del tutto legittima”, dopo aver contribuito all’elezione del centrodestra con la sua lista ‘Iorio per il Molise’.
Non si sofferma però su deleghe in particolare “perché, – dice – ora la questione è solo poter far parte di un esecutivo che interloquisca su tutti i problemi, al di là dell’incarico”.
Insomma, con il ritorno nell’aula di via IV Novembre, Iorio mostra di essere intenzionato a giocarsi una partita da protagonista. Lo si capisce bene anche dalle stoccate lanciate al governo regionale, reo soprattutto di “non difendere gli interessi del Molise a Roma”.
“Un atteggiamento euforico ed eccessivamente autoreferenziale – commenta Iorio – poteva essere giustificato nei primi mesi, ma non ora. I cittadini stanno vivendo una difficoltà seria. Basti pensare come nei primi mesi del 2018 già 1200 molisani siano andati via. Si tratta di numeri che dovrebbero farci allarmare, invece, vedo che si punta troppo su una forma di comunicazione roboante. La mia – precisa subito dopo – non vuole essere una critica, ma credo che in un simile momento ciò non contribuisca a produrre effetti positivi nell’opinione pubblica”.
Poco dopo Iorio rilancia i temi su cui, sembra di capire, voglia suggerire di lavorare a testa bassa. Tra tutti: occupazione, sviluppo e infrastrutture.
E se pure non si tratti di priorità inderogabili, l’ex numero uno del Molise torna pure a ribadire la dura posizione presa durante la scorsa estate, quando Toma riconfermò alcuni dei capi dipartimento voluti da Frattura. “La dirigenza fiduciaria – le sue parole – non può coincidere con le stesse figure scelte nella passata legislatura, dato che lo scorso 22 aprile i cittadini si sono espressi per un preciso cambio di rotta”.
L’ex presidente si lascia poi andare al commento di una “sentenza che, dopo otto mesi ha ristabilito la verità e per la quale – afferma – sono soddisfatto”.
Che la condanna di secondo grado sia arrivata “in un momento politico essenziale e che sia stata capace di produrre effetti sul sottoscritto, così come sul collega Vitagliano”, pare di capire si tratti di una certezza che oggi, forse, Iorio vuole lasciarsi alle spalle pronto com’è a ricominciare.
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