I costi della casta: negato l’accesso agli estratti conti delle carte di credito dei vertici della Regione. Greco va in Procura
Presidente perché non ci vuole fornire questi estratti conti?”. Sono queste le parole pronunciate dal consigliere di minoranza Cinque Stelle, Andrea Greco, in un video postato sui social, dove carte alla mano, spiega cosa è accaduto dopo la richiesta inoltrata dai pentastellati che mirava a conoscere gli estratti conti delle carte di credito a disposizione delle figure apicali dell’Ente.
Presidente, assessori e direttori, infatti, oltre allo stipendio, hanno in dotazione anche le carte di credito con un fondo di circa 30mila euro euro. Un privilegio quest’ultimo introdotto dall’allora Giunta Iorio con delibera del 30 dicembre 2003.
Quando la richiesta dei Cinque Stelle è stata inoltrata era lo scorso 3 luglio.
Dopo quella data ha fatto seguito la risposta dell’avvocatura regionale secondo cui i 5 Stelle potevano avere accesso alle informazioni richieste.
“La risposta dell’avvocatura porta la firma di Alberta Di Lisio” dice Greco, per il quale proprio su quest’aspetto ci sarebbe anche un’altra strana coincidenza.
“Solo poco dopo questa risposta la De Lisio sarà spostata alla Protezione Civile”. Un dubbio insinuato sapientemente dall’esponente di Palazzo D’Aimmo che continua a raccontare come alla risposta dell’avvocatura abbia fatto seguito una nota dei dirigenti del II e III Dipartimento (Pillarella e Iocca).
Per i due direttori si sarebbe trattato di un accesso agli atti troppo generico. Motivo valido, a detta loro, per esprimere quello che di fatto è un diniego.
Diniego che potrebbe essere superato con la richiesta circostanziata da tutte le determine dirigenziali che autorizzavano i pagamenti della Regione per le spese sostenute con quelle carte di credito.
Una richiesta dettagliata alla quale non ha fatto, però, seguito alcuna risposta, se non quella del Governatore che, dopo ulteriori approfondimenti tecnici, ha di fatto espresso un ulteriore diniego.
A quel punto i Cinque Stella hanno inviato tutti i documenti in possesso al Prefetto e a breve le carte saranno portate in Procura.
“Non è la prima volta che ci impediscono di conoscere i contenuti di atti e documenti e questo per me comprime una prerogativa fondamentale del ruolo di Consigliere regionale, cioè l’attività di sindacato ispettivo. Lo ripeto: i cittadini hanno il diritto di sapere come vengono utilizzati i propri soldi, a maggior ragione in una terra, come il Molise, in cui spesso sono a rischio finanche i servizi minimi. Vi annuncio – dice ancora Greco – che per conoscere questa risposta andremo fino in fondo, anche perché per il 2019 il budget disponibile per le carte di credito sono state aumentate di 15.000 euro, al punto da chiedere un’apposita variazione di bilancio”.
Bisogna però ricordare che, come già detto, i privilegi della casta molisana baciata dalla fortuna non sono di recente applicazione, ma risalgono a una delibera del 2003 che disciplina proprio l’utilizzo di tali carte di credito.
Una modalità di pagamento che può essere utilizzata per sostenere spese di rappresentanza dell’Amministrazione regionale, partecipazione di seminari e convegni, trasporto, vitto, alloggio in occasioni di missioni in Italia e all’estero.
Ma il dubbio che assale l’esponente dei 5S è il meccanismo di verifica su tali uscite dell’ente regionale.
A garantire il controllo è, infatti, il capo segreteria particolare o comunque, i più stretti collaboratori del politico o del direttore intestatario della carta.
In pratica, a controllare le spese sono le persone messe al loro posto per incarico fiduciario e che, per regolamento dovrebbero segnalare, invece, spese non ammesse o non conformi da detrarre dagli stipendi dei loro ‘superiori’.
“Sembra incredibile ma è la realtà”, commenta Greco.
Insomma, sicuramente un meccanismo di controllo alquanto anomalo che fa coincidere, ancora una volta, controllori e controllati e che di fatto apre strade piene di dubbi.
Dubbi quest’ultimi che, per essere fugati, più che un diniego avrebbero magari necessitato di un silenzio assenso con cui dar modo ai cittadini forse di scoprire anche di essere persone per bene.