“È Stato la Mafia”: standing ovation per lo spettacolo di Marco Travaglio al Teatro ‘Savoia’ di Campobasso
MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
È il racconto di una lunga poltiglia politica che non distingue più destra, sinistra e centro; dove i cittadini non si ribellano più e preferiscono disertare le urne; dove le tangenti non sono più solo un “modo di fare” ma una vera forma mentis; dove entri in politica solo se hai la fedina penale sporca e quindi sei ricattabile anche dalla mafia. Cosi ieri sera, 20 marzo 2015, il miglior Marco Travaglio, giornalista e direttore de Il Fatto Quotidiano, ha parlato al pubblico del Teatro ‘Savoia’ di Campobasso senza risparmiarsi per neanche un minuto.
Date, nomi, sprechi: la black list di denunce, in uno spaccato di storia che oscilla tra la Prima e la Seconda Repubblica, tuonata come una lama affilata, camuffata dalla voce serafica ed il tono informale del giornalista. Una pagina nera di storia che Marco Travaglio ha messo nero su bianco nel suo ultimo volume ‘È Stato la Mafia’. Dietro di lui ,che era comodamente seduto in una poltrona rossa, un cartellone elettorale: vota Gaber, vota Pasolini, vota Pertini, vota Calamandrei.
Tre ore di monologo, alternato da brevi letture politiche di Valentina Londoni, dove il giornalista Travaglio ha sottolineato, in modo tragicomico, certi paradossi all’italiana che vedono la democrazia escludere il ‘popolo’, il referendum essere semplicemente una pratica folkrorica e poco chiara per confondere i cittadini e dove, per saldare il debito, si continua ad attingere solo dalle tasche dei cittadini mentre l’economia nera, quella esistente e sottaciuta della mafia, resta intoccabile. Il direttore de Il Fatto Quotidiano ha ripercorso la peggior storia italiana dal 1992, anno dell’iniziazione Stato-Mafia fino al recente ‘caso di Maurizio Lupi’, Ministro delle Infrastrutture con un Premier Renzi, figlio del Patto del Nazareno, che ha promesso di rottamare, senza in realtà cambiare nulla. Non immune anche l’ex presidente della Repubblica, ‘re’ Giorgio Napolitano.
La Trattativa ha avuto il suo inizio nelle campagne di Enna quando il boss della mafia siciliana,Totò Riina convoca in riunione gli altri boss per programmare il da farsi qualora alcuni politici, come sembrava accadere, sarebbero venuti meno alla ‘protezione’ promessa. Grazie all’operato dei giudici Falcone e Borsellino, in effetti qualcosa nella tacita trattativa Stato-Mafia cominciava a crollare, provocando una serie di intrecci che coinvolgevano direttamente magistrati, servizi segreti e forze dell’ordine. Una mega collusione messa nero su bianco nell’agenda rossa di Paolo Borsellino.
Fulcro dell’accordo esistente della peggior pagina di storia è stato il ‘papello’ quello della riforma della giustizia in cui Riina e company avrebbero voluto abolire il ‘41bis’; l’ergastolo e il pentitismo, tutti punti a cui i giudici Falcone e Borsellino si sono opposti a costo delle proprie vite. Da qui gli anni dello stragismo, delle tangenti, delle omertà e dei silenzi concordati tra politica e mafia per non far crollare ad effetto domino questa enorme cupola.
Una standing ovation campobassana per il giornalista Marco Travaglio.