Centro Covid a Larino, il commissario Giustini tira dritto. I dettagli del progetto per l’ammodernamento del Vietri
In occasione del monotematico scontro tutto interno alla maggioranza che accusa il governatore di non conoscere la proposta dello stesso presidente che vedrebbe il potenziamento del Cardarelli e che Toma ha illustrato solo sulla stampa
Il Commissario ad Acta alla sanità molisana tira dritto e invia al Tavolo nazionale la proposta per realizzare il centro Covid al nosocomio di Larino.
Il piano per ammodernare la struttura arriva a poche ore dalla riunione del Consiglio regionale monotematico sulla sanità e sulla separazione dei percorsi.
60 giorni il tempo stimato per gli interventi previsti sulla struttura che “si presta perfettamente a gestire pazienti ad alta complessità nell’ambito delle malattie infettive”.
Un nosocomio che si presta per una serie di dettagliati motivi: “per le sue dotazioni che vanno dalla terapia intensiva alle sale operatorie, dalla radiologia alla dialisi, dal laboratorio di analisi al centro trasfusionale, dal pronto soccorso alla camera iperbarica, dal centro antidiabetico all’UDI e alla riabilitazione (20 posti attuali) anche di carattere pneumologico, l’ospedale può gestire il paziente Covid-19 in tutto il suo percorso”. Proprio come indicato dalle linee di indirizzo predisposte dal Ministero della Salute.
Secondo il piano, inoltre, il Vietri potrebbe diventare anche Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, il 53esimo in Italia, che entrerebbe in rete con lo Spallanzani di Roma, con il Sacco di Milano e il Cotugno di Napoli.
Una proposta progettuale, quella che porta la firma del commissario Giustini, che prevede di ricavare al primo piano del Vietri di Larino, dove sono già presenti 5 posti letto di terapia intensiva, altri 5 posti allocati in degenze doppie con spazio utile di 50 mq.
Sempre nella stessa area della struttura ospedaliera, dove attualmente sono presenti le sale operatorie è possibile allocare altri 4 posti di terapia intensiva in degenza multipla, lasciando comunque attive una sala operatoria complessa e una per i piccoli interventi.
Per altri 5 posti di terapia intensiva è poi previsto un ammodernamento tecnologico delle apparecchiature, mentre per tutti i nuovi 9 posti previsti c’è bisogno di istallare nuove apparecchiature.
A servizio di tutta l’unità operativa dovrà poi essere fornita l’attrezzatura mobile di emergenza.
Per quanto riguarda l’aspetto logistico e distributivo il progetto prevede anche di dotare la struttura, mirati interventi. Una zona filtro per il personale addetto; una per i degenti; un percorso di accesso differente sporco-pulito. Il tutto per evitare punto di incontro tra chi accede dal di fuori e chi esce da dentro la terapia intensiva.
Si prevedono, quindi, oltre ai corridoi separati, una stanza di vestizione e una di svestizione dove ci si cambia prima di uscire. Altri lavori riguarderanno interventi relativi a un impianto di areazione a pressione negativa; un locale per i medici e uno per gli infermieri, servizi igienici per il personale; un deposito per i presidi sanitari e uno per il materiale sporco; nonché un’area attesa per i visitatori e un’area per la disinfezione di attrezzature e materiali.
Il piano di Giustini arriva poco prima della riunione monotematica dell’Assise regionale che sulla questione si era già espressa votando, lo scorso 6 aprile, a favore di una mozione proprio Larino centro Covid.
Questo almeno fino a una retromarcia del presidente che si è detto scettico sul Vietri e che, così come il direttore generale dell’Asrem Florenzano, propendesse per la riconversione di un padiglione del Cardarelli.
Un piano che però proprio come i consiglieri regionali, così come hanno ricordato in Aula gli stessi esponenti della maggioranza del governatore, non hanno avuto la possibilità di visionare, se non a mezzo stampa.
Una diatriba all’interno della quale si inserisce la voce dei comitati in difesa della sanità pubblica.
Questa mattina dinanzi a Palazzo D’Aimmo gli esponenti del Forum per la Sanità pubblica, i rappresentati del Comitato Basso Molise per il Bene Comune Larino che hanno esposto la necessità di avere un centro Covid in Molise.
Posizione diversa, invece, per il Comitato pro Cardarelli di Campobasso che vorrebbe la riattivazione a Campobasso di un “un DEA di II livello, con contemporanea riattivazione dei DEA di I livello negli ospedali di Termoli e Isernia e la riorganizzazione tramite eventuali accordi di confine dell’ospedale di Agnone”.
Secondo gli esponenti del comitato pro Cardarelli questa soluzione permetterebbe “di superare i limiti organizzativi e di disservizio, consentendo di ripristinare quelle discipline non più presenti, come la NCH e di ottenere quelle mai avute in precedenza – come la radiologia interventistica, indispensabile per il corretto trattamento delle patologie cerebrovascolari, l’ictus, per intenderci. Il tutto, “per garantire alla regione quelle prestazioni salvavita di cui oggi non disponiamo in maniera efficiente”.
Intanto, la questione di Larino centro Covid va in scena nell’Aula di Palazzo D’Aimmo in un clima infuocato dove le spaccature all’interno della maggioranza sono sempre più evidenti e la resa dei conti dalla parole della consigliera Romagnuolo, così come in quelle di Cefaratti e anche del presidente Micone sembra sempre più vicina, mentre in Assise si va verso l’approvazione di un documento conviso.