Toma e il rimpasto di Giunta. Un posto tra chi non vuol lasciare e diversi pretendenti. Obiettivo per il governatore: fare entrare in Consiglio chi giurerà eterna fedeltà alla sua azione
Trascorsa la prima settimana del 2020, il governatore Donato Toma è ancora alle prese con la verifica della Giunta. Un anno fa, nei primissimi giorni del 2019, azzerò e redistribuì le deleghe, non modificando l’assetto dell’esecutivo.
Oggi la situazione è differente, perché dopo poco più di un anno e mezzo di legislatura, la maggioranza già corre sul filo del rasoio. Prima di Natale, le opposizioni, supportate dall’ex governatore Iorio e dalle consigliere ex Lega, Aida Romagnuolo e Calenda, riuscirono a battere la maggioranza di centrodestra sulla riforma dei Trasporti.
Toma vuole evitare di restare sotto ‘ricatto’ di chi, con l’arma del voto in Consiglio, potrebbe in qualsiasi momento bocciare proposte della maggioranza o, addirittura, farlo cadere, così ha necessità di ripristinare i numeri in Aula. Una soluzione sarebbe quella di permettere l’ingresso a Palazzo D’Aimmo del primo dei non eletti della Lega, Domenico Ciccarella, al posto del possibile assessore Aida Romagnuolo. In questo caso, a uscire sarebbe Luigi Mazzuto, il quale però ha già ricevuto la benedizione del commissario del Carrocio, Colla, a restare incollato alla poltrona.
Un’altra soluzione sarebbe quella di rivedere le posizioni di Forza Italia, partito che conta nell’esecutivo ben tre esponenti: il governatore Toma e gli assessori Cavaliere e Di Baggio, assegnando la casella nell’esecutivo a qualche altra lista che permetterebbe l’ingresso in aula di qualche neo-consigliere pronto a dichiarare fiducia incondizionata allo stesso Toma e al centrodestra.
La situazione è di difficile risoluzione, poiché nessuno vuol cedere la propria poltrona e ogni partito e lista rivendica il proprio contributo per la vittoria delle elezioni il 22 aprile 2018. Certo è che Toma deve fare in fretta, perché ai cittadini poco importano queste dinamiche politiche, utili più al singolo che ai cittadini. Quest’ultimi, infatti, vogliono la risposta alle proprie esigenze, che, spesso e volentieri, cambiano i governi, ma restano sempre inascoltate.