Il premier Conte a Campobasso per presentare il contratto istituzionale di sviluppo per le zone disagiate: “Partnership tra pubblico e privato per risollevare l’economia e far restare i giovani al Sud”
“Il compito del governo centrale e della Presidenza del Consiglio dei Ministri è quello di stimolare i progetti locali e non calarli dall’alto”, così il premier Giuseppe Conte ha presentato e promosso a Campobasso il contratto istituzionale di sviluppo per le zone disagiate.
“L’intervento del governo centrale – ha sottolineato il Presidente del Consiglio dei Ministri – sarà quello di stimolare e permettere al governo regionale, agli enti locali e agli stakeholder privati di fare rete. Occorre fare sistema per una strategia di sviluppo integrata”.
“Dovranno essere progetti radicati sul territorio, sostenibili, tali da incrementare la crescita economica e lo sviluppo delle aree in cui si concentreranno – ha proseguito il premier Conte – Sono convinto, vedendo l’entusiasmo dei cittadini e la buona risposta da parte dei sindaci dei Comuni della ventesima regione d’Italia, che il Molise sarà all’altezza della situazione”.
Durante l’intervista davanti alla Prefettura, prima della partenza per Potenza, Conte ha ricevuto anche gli applausi dei cittadini presenti; mentre, al suo arrivo, il premier si è soffermato a parlare con Antonio Tartaglia e sua moglie Guglielmina Lo Muzio. Antonio è malato di Sla e, insieme alla moglie, sta portando avanti una battaglia per i diritti dei malati.
Sui fondi a disposizione, Conte ha sottolineato come “non abbia senso fissare un plafond e, sulla base di quest’ultimo operare, ma come sia più consono prima presentare i progetti, considerando che i finanziamenti ci saranno per tutti quei progetti che riusciranno a portare i risultati prefissati”.
“I giovani devono poter rimanere nel loro territorio e quelli che sono andati via devono poter tornare”, l’appello di Conte, che in più occasioni ha sottolineato come uno sviluppo per le regioni meno sviluppate economicamente potrà esserci.
Il contratto istituzionale del governo Lega-Cinque Stelle richiama ‘Il Patto per il Molise’ a firma di Renzi, quando a livello centrale e alla Regione governavano il centrosinistra con Renzi e Frattura.
Oltre ai sindaci, all’incontro presente anche il Rettore dell’Unimol, Gianmaria Palmieri, il presidente della Camera di Commercio del Molise, Paolo Spina, e il presidente dell’Acem (Associazione Costruttori Edili del Molise), Corrado Di Niro.
“Aspettiamo di avere notizie più precise da parte di Invitalia, che sarà ente attuatore del contratto istituzionale di sviluppo – le parole del governatore Donato Toma a margine dell’incontro – Siamo favorevoli a questo modus operandi. La Regione ha funzione di programmazione, quindi, noi pensiamo di collaborare se idea di tale contratto si materializzerà. Comunque, iniziativa governativa a parte, noi abbiamo risorse che stiamo già indirizzando sul territorio”.
“Il Molise – ha affermato Toma durante l’incontro tra Conte e i sindaci – presenta una serie di criticità come altre regioni del Sud: territorio colpito da grave dissesto idrogeologico ed eventi sismici; aree interne prive di rete ferroviaria funzionante e servite da strade provinciali impraticabili; dotazioni infrastrutturali carenti, molte delle quali al collasso; assenza di strade a quattro corsie; progressivo spopolamento dei Comuni, soprattutto nelle aree interne; invecchiamento della popolazione; disoccupazione di lunga durata, al di sopra della media nazionale; fuga di giovani cervelli in altre regioni d’Italia e all’estero; crisi della piccola e media impresa. Lo stesso Molise potrebbe godere, però, di situazioni di vantaggio solo se opportunamente sfruttate e attivate. Ci riferiamo alla bassa densità di popolazione, al tessuto sociale fondamentalmente sano, all’assenza sul territorio di organizzazioni criminali radicate, alle eccellenze enogastronomiche, al patrimonio culturale da preservare e valorizzare, alle oasi naturalistiche e ai paesaggi di spiccato interesse ambientale, alle enormi risorse idriche che servono anche le regioni limitrofe. Noi abbiamo ben chiara quale debba essere la strategia utile a rilanciare l’economia del territorio. In questi primi otto mesi di governo, ci siamo impegnati in una massiccia azione di recupero delle risorse del Piano Operativo Regionale. È stata una corsa contro il tempo, ma alla fine ci siamo riusciti. All’atto del nostro insediamento, avvenuto l’8 maggio 2018, erano stati certificati appena 1.7 milioni di euro; in sette mesi di duro e incessante lavoro, siamo riusciti a recuperare ben 18 milioni e 800 mila euro. Siamo alla fase finale di definizione della ZES Adriatica con la Regione Puglia. Abbiamo bruciato le tappe e, in soli due mesi, predisposto un Piano strategico che ha ricevuto il plauso dai tecnici del Ministero. Sul piano del trasporto su rotaie, abbiamo firmato con RFI Italia una convenzione concernente le opere di potenziamento infrastrutturale e tecnologico sulla tratta Roccaravindola-Isernia-Campobasso. Abbiamo indirizzato la nostra azione soprattutto sulla micro-economia, con una serie di misure che vanno a incidere sulle aree interne e i piccoli Comuni. Un’attenzione particolare è stata rivolta alle politiche di coesione sociale. Stiamo investendo sulla cultura con operazioni di grande spessore, nella convinzione che possano risultare attrattive per la conoscenza del nostro territorio. Da solo, però, il Molise non può farcela, le regioni del Sud non possono farcela. Ci sono due questioni cruciali per il futuro delle regioni meridionali: riequilibrare il gap tra Nord e Sud d’Italia, attuare una politica di grandi investimenti infrastrutturali”.
“Riteniamo – la conclusione del discorso di Toma – vada varata una stagione di interventi straordinari per il Molise e per il Sud in termini non solo di assegnazione di finanziamenti straordinari, ma anche di attivazione degli interventi già assegnati. I punti cardine di questa nuova stagione, a nostro giudizio, sono: snellimento della burocrazia e riduzione dei livelli di controllo, che ritardano enormemente l’utilizzo dei fondi sia europei che statali; maggiore utilizzo delle procedure negoziate di assegnazione dei lavori pubblici; rapida erogazione dei fondi pubblici una volta assegnati alle imprese; formazione professionale continua dei dipendenti pubblici; maggiore attribuzione della quota di fondo perequativo non attribuito esclusivamente su parametri demografici. Insomma, immaginiamo una stagione di snellezza delle procedure e di rapidità degli interventi finanziari, accanto a maggiori e più diffuse competenze dei pubblici funzionari”.