Pozzi di Capoiaccio, il libro di Ciocca fa discutere. Il sindaco Testa: “Mai consultati sull’iniziativa”. Il consigliere regionale Ciocca: “Nessuna risposta all’invito. La verità sembra essere scomoda”
Botta e risposta tra l’amministrazione comunale di Cercemaggiore e il consigliere regionale Salvatore Ciocca, autore del libro ‘Capoiaccio. Anno Zero’, nel quale il politico di Riccia ha provato a fare chiarezza su quanto accaduto nella contrada di Cercemaggiore negli anni ’80 nei pozzi petroliferi della Montedison.
“L’Amministrazione che rappresenta questo territorio – la nota stampa del sindaco Vincenza Testa – non è stata mai interpellata, né consultata sull’iniziativa, né ha ricevuto formale invito alla presentazione del libro, né alcuna copia è stata fornita prima della pubblicazione”.
“L’amministrazione comunale di Cercemaggiore, evitando strumentalizzazioni, si è invece adoperata – sottolineano dal Municipio – per conoscere la verità e per tutelare la popolazione, presentando un esposto-denuncia nel marzo del 2014, investendo della vicenda dei pozzi la Procura della Repubblica, il Ministero dell’Ambiente, l’assessore all’Ambiente della Regione Molise”.
“Per la messa in sicurezza prima e per la bonifica poi – conclude il sindaco Testa – i vertici regionali sono stati più volte sollecitati dal sindaco che ha richiesto, anche più volte, l’audizione in Terza commissione regionale (il cui presidente è il consigliere regionale Ciocca, ndr). L’Amministrazione di Cercemaggiore si è trovata da sola a dover far fronte a problemi concreti, imputabili alla gestione di un territorio difficile, cercando, contestualmente, di trovare un punto di equilibrio tra due esigenze ugualmente importanti: la messa in sicurezza del territorio e il recupero della credibilità di quei luoghi e delle zone limitrofe naturalmente vocati ad attività di natura agroalimentare e ricezione turistica”.
Chiamato in causa, immediata la replica del consigliere regionale Salvatore Ciocca. “Avrei voluto, sinceramente, evitare di replicare alle esternazioni odierne del sindaco di Cercemaggiore, poiché credo fermamente che le Istituzioni abbiano il dovere di dialogare e di agire insieme, condividendo le preoccupazioni e individuando le proposte risolutive”, risponde Ciocca in una nota.
“Non posso tacere, però, perché mi pare evidente – prosegue la nota – che si preferisce accusare chi sta contribuendo a portare alla luce il problema, chi sta facendo il possibile per andare fino in fondo nella ricerca della verità che, al momento, è stata negata, in primis ai cittadini di Cercemaggiore”.
“Il sindaco Testa – spiega Ciocca – è stata da me contattata telefonicamente nei giorni in cui il libro-dossier su Capoiaccio era ancora in stampa (erano presenti anche i miei collaboratori); le ho chiesto di poterlo presentare proprio nella sala consiliare del Comune di Cercemaggiore, dove – lo ricordo – qualche anno prima c’era stato un altro incontro, molto partecipato, avente medesimo oggetto. Allora il sindaco Testa aprì le porte del Comune, chiese la verità che oggi, invece, pare infastidirla visto che alla mia richiesta di utilizzo della sala ha risposto tentennando, quasi che la cosa le creasse fastidi. Il 9 gennaio, inoltre, non avendo avuto la possibilità di presentare il libro a Cercemaggiore, le ho inviato un messaggio (alle ore 12,38) allegando la locandina per invitarla proprio alla presentazione che si sarebbe tenuta il successivo 13 gennaio. Leggo, invece, che l’Amministrazione non è stata “mai interpellata, né consultata sull’iniziativa, né ha ricevuto formale invito alla presentazione del libro né alcuna copia è stata fornita prima della pubblicazione”. Mi chiedo perché mai avrei dovuto chiederle “il permesso” di pubblicare l’esito delle indagini di cui era a conoscenza fin dal marzo del 2014, perché mai avrei dovuto inviarle preventivamente il materiale da me raccolto e parte del libro-dossier, perché mai avrei dovuto avvisarla prima? Avrebbe voluto censurarlo, forse?
Il Sindaco rappresenta tutta la comunità. Sia quella che non ha gradito sia quella che chiede che sia fatta finalmente luce su una vicenda di inquinamento ambientale non presunto ma certificato dalle indagini svolte.
In quelle cento pagine c’è il desiderio di salvaguardare il nostro territorio, perché solo con la conoscenza della verità si può individuare la soluzione”.
“Proprio con questo obiettivo, sabato 20 gennaio 2018, il Consiglio regionale – la chiosa del consigliere regionale di Riccia – ha approvato un mio emendamento teso alla costituzione di una Commissione tecnica permanente che individua i siti da monitorare ogni sei mesi. E Capoiaccio c’è già, è il primo della lista”.