Imprenditore affermato, impegnato nel sociale, politico per passione. Alessandro Pascale, consigliere comunale in carica, si ricandida per uno scranno a Palazzo San Giorgio nella lista dei Popolari per l’Italia.
Nessuna ambizione particolare, «se non quella di continuare a lavorare – spiega – nell’interesse dei miei concittadini e dei residenti della provincia di Campobasso».
Pascale è anche membro – con ruolo apicale – dell’Assise di Palazzo Magno. Nessuna intenzione di cumulare cariche e indennità. Tutt’altro. La disastrosa riforma Delrio, quella che il governo Meloni sta spazzando via, prevede infatti che chi siede nelle Assemblee provinciali sia già detentore di una carica elettiva. In sostanza, non si può essere eletti in Provincia se non si è consiglieri comunali. E per di più a titolo assolutamente gratuito. Quindi, il consigliere provinciale non è remunerato e può essere eletto e restare in carica fin quando sussiste lo status di eletto in Municipio.
Nella sede di via Roma, su delega del presidente Puchetti, Pascale ha lavorato e sta lavorando sodo. Molto di più di quanto fatto nell’ultimo quinquennio a Palazzo San Giorgio, semplicemente perché dai banchi occupati dalle minoranze non si amministra. E quando governa una giunta monocolore, come a Campobasso, diventa complicato anche il ruolo dell’opposizione.
«Cinque anni fa – afferma Pascale – per una serie di vicissitudini abbastanza note, le comunali le hanno vinte i 5 stelle di Gravina. Sul piano personale, stima e rispetto per gli amministratori in carica. Sul piano politico, ecco, è stato alquanto complicato dialogare. Del resto trattandosi di una lista e non di una coalizione, il sindaco non ha avuto alcuna necessità di chiedere “aiuto” in Consiglio. Ho ovviamente una mia idea sull’operato dell’amministrazione uscente, ma poco conta. Il giudizio che vale è quello degli elettori a cui il centrodestra sta spiegando in questi giorni quanto è importante stabilire un rapporto di filiera con la Regione e il Governo».
Tra le iniziative di Pascale “imprenditore” meritevoli di lode, l’apertura di un centro diurno che quotidianamente accoglie decine di bambini affetti da disturbi dello spettro autistico. Una scommessa pesante da sostenere, considerato che fino a qualche settimana fa in tutta la regione non esisteva un solo centro accreditato.
«Progetto realizzato con convinzione. Le dico, però, che non ho mai mischiato la politica con le attività, in particolare quelle che porto avanti più per coscienza che per scommessa imprenditoriale. Appena dopo le elezioni possiamo parlarne. In questa circostanza davvero non avrebbe alcun senso».
Il centrodestra dopo una serie di defezioni ha scelto di affidare la guida della coalizione ad Aldo De Benedittis, già assessore della giunta del compianto Gino Di Bartolomeo, di cui Pascale ha fatto parte.
«I cinque anni con Gino (Di Bartolomeo, ndr) sono stati una palestra politica senza precedenti, un’esperienza irripetibile. Per il suo attaccamento alla città, per il suo carattere mite e collaborativo, per le sue competenze professionali e per l’esperienza politico-amministrativa maturata negli anni, Aldo (De Benedittis, ndr) è sicuramente il candidato sindaco che meglio può contribuire a restituire al capoluogo il ruolo che merita. Poiché, è evidente, da soli non si va da nessuna parte, è importante concludere la filiera istituzionale che sul piano politico vede già “sintonizzati” sulla stessa frequenza Governo e Regione. Sarebbe molto importante per Campobasso poter contare su Palazzo Vitale e Palazzo Chigi, in particolare per poter meglio cogliere le opportunità di investimento che sono vincolate ai fondi statali ed europei».
Sul piano personale Pascale non punta a risultati stratosferici ma solo «a raccogliere i frutti di quanto seminato negli anni. Per me – ragiona il candidato dei Popolari per l’Italia – la politica è innanzitutto servizio. Quando la sera torno in famiglia, sapere di aver alleggerito anche se di poco le fatiche di un padre che non sa come mettere insieme pranzo e cena è motivo di soddisfazione e di pace con la mia coscienza. Non ho la bacchetta magica e credo che nessuno ne possieda una. Posso però garantire l’impegno e la passione di sempre. Per come interpreto io la politica e l’amministrazione, farei bene ad ascoltare i consigli di chi continua a ripetermi: chi te lo fa fare? Mio padre (Libero Pascale, imprenditore noto e assai apprezzato per competenza, serietà e correttezza, ndr) mi ha insegnato che una stretta di mano vale più di qualsiasi contratto scritto. Mi ha insegnato che solo rispettando si ottiene rispetto. E mi ha insegnato, soprattutto, che il bene fatto prima o poi torna. Per me la politica è l’interpretazione autentica di questi valori, che sono la bussola di ogni mia azione».