Sciopero unitario della scuola in programma il 23 maggio: primo punto il rinnovo del contratto
Il 23 maggio 2016 tutti i lavoratori della scuola incroceranno le braccia per l’intera giornata. E con un mucchio di ragioni. La prima è il contratto collettivo, fermo da 7 anni, senza il quale il potere d’acquisto di chi lavora nella scuola si è ridotto di circa 220 euro mensili. E ancora il Governo si ostina a negare lo stanziamento necessario, nonostante avesse annunciato l’avvio dei rinnovi dopo l’accordo sui comparti.
La scuola, nonostante i continui proclami, sta vivendo una stagione difficile e piena di incertezze. Le assunzioni di cui si vanta il Ministro erano un atto dovuto e il concorso in atto sta suscitando molte polemiche e malumori tra gli insegnanti come è emerso da tante testimonianze pubblicate sui giornali. E intanto sono fermi i concorsi per dirigenti scolastici e Dsga. Restano aperti i gravi problemi di carichi di lavoro fuori controllo, dei tanti precari rimasti fuori, del personale Ata quasi cancellato dall’agenda governativa.
La legge 107 sulla pessima scuola, i concorsi effettuati senza criterio, le stabilizzazioni sbandierate come una grande conquista rispondono ad una precisa strategia, contro la quale i sindacati combatteranno uniti. È la strategia che vuole dividere la scuola, in docenti di serie A, di serie B e di serie C, e che nega diritti e riconoscimenti al personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Strategia che costruisce un lessico in cui dominano parole come competizione, merito, prestazione.
Tutto ciò è contrario allo spirito costituzionale della scuola pubblica, la cui missione è quella di educare, formare, istruire e fornire le chiavi della conoscenza a tutti, senza lasciare nessuno indietro. Perché ogni bambina e ogni bambino, ogni ragazza e ogni ragazzo, sono valori assoluti, rappresentano il futuro, e non sono un problema, come spesso vengono giudicati dalla ministra Giannini. Così come sono valori assoluti coloro che ogni giorno lavorano nella e per la scuola pubblica, tenacemente e coraggiosamente, nonostante livelli salariali agli ultimi posti nelle classifiche europee.
Si era proposta la stabilizzazione di tutti i precari, nel giro di pochi anni, evitando di lasciare fuori dalla scuola decine di migliaia di lavoratori. Il governo è stato sordo a qualsiasi richiesta. Per queste ragioni la mobilitazione continuerà, con lo sciopero generale del 23 maggio e anche dopo.
Lo sciopero del 23 maggio sono una risposta alla sua pervicace e autoritaria volontà di non dare ascolto a nessuno, né a chi nella scuola lavora ogni giorno, né alle rappresentanze sindacali. Più volte abbiamo espresso, alla ministra e al governo, la necessità di aprire un tavolo per il dialogo sulla legge 107/15, di aprire le trattative per il rinnovo del contratto. Tutte le volte, il dialogo è stato negato, usando il metodo dell’autoritarismo, piuttosto che la ragionevolezza dello scambio di vedute.
Per queste ragioni la proclamazione dello sciopero, insieme alla raccolta delle firme per chiedere il referendum, rappresentano una tappa indispensabile per non arrendersi alla deriva autoritaria della legge 107 e per rivendicare il diritto costituzionale al rinnovo del contratto scaduto dal 2009.