Riccia, Ciocca critico sul restauro della Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Il consigliere regionale, Salvatore Ciocca, ha reso noto che la Direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Molise ha risposto alla sua richiesta di ridiscutere l’attuale intervento di restauro della chiesa di Santa Maria delle Grazie di Riccia.
Una lunga lettera, firmata dal Soprintendente architetto Carlo Birrozzi e dal progettista, architetto Fioravante Vignone, nella quale i due esperti del restauro forniscono le motivazioni alla base della scelta di intonacare le pareti laterali del Beato Stefano. Ciocca ha riportato citando una parte della missiva ha in qualche modo espresso una serie di perplessità su quanto affermato dai due architetti.
“Chiunque ritenga diversamente, ossia che il Principe Bartolomeo di Capua nel realizzare il prestigioso mausoleo della sua potente ed illustre famiglia e il maestro che lo progettò, in pieno Rinascimento, possano aver previsto pareti grezze e rustiche, prive di finitura, per gli esterni di tale eccellenza architettonica, è in evidente, grossolano errore. A livello popolare è largamente diffusa la convinzione che gli edifici antichi fossero privi di intonaci e conseguentemente che l’intonaco che rifinisce i fabbricati sia una forma di deturpamento degli stessi e una negazione della loro antichità” sostengono i due architetti.
“A mio modesto avviso – ha però replicato Ciocca – la motivazione vera dell’intonaco arriva invece parecchie righe dopo, tra una lezioncina di storia dell’arte e l’altra: “la ragione che ha indotto il progettista dell’intervento restaurativo di Santa Maria delle Grazie a prevedere l’intonacatura delle pareti esterne, ovviamente ad esclusione della facciata, è stata principalmente la necessità prioritaria di salvaguardare gli spazi interni dell’edificio ed in particolare l’integrità anche fisica dei monumenti funerari in esso contenuti”. Ergo – ha proseguito l’esponente dei Comunisti – ripristinare l’originarietà presunta dei luoghi, stigmatizzare “il residuo culturale di un popolaresco sentimento romantico che ancora contraddistingue tanta parte della popolazione” mi pare c’entri poco e niente con la vera motivazione dell’intonacatura, così come la spiegano i due architetti”.
“Restaurare in questo caso equivale essenzialmente ad eliminare l’umidità e questo attraverso l’eliminazione delle cause di umidità che, nel nostro caso, sono molteplici e tra queste non secondaria quella che proviene dalle mura perimetrali” scrivono testualmente.
“Immagino – ha proseguito ancora Ciocca – che la Soprintendenza abbia vagliato tutte le moderne tecnologie che il comparto edilizia ha messo a punto negli anni per contrastare questi fenomeni che sono, come gli stessi architetti riferiscono, alla base dell’intervento di intonacatura. Esistono mille modi per preservare le pareti dall’umidità, non ultimo quello di intervenire sulle fughe con trattamenti impermeabilizzanti e isolanti di cui anche i due architetti hanno notizia ma che vengono respinti – a priori – al mittente perché “non garantirebbero una protezione di lunga durata”.
“Delle due l’una: l’intonaco c’era e occorre ripristinare un presunto stato originario del luogo. Ho la sensazione – rimarca ancora Ciocca – che dietro l’intricata e non sempre lineare replica, ci sia un solo obiettivo: meglio coprire tutto, evitare in un sol colpo qualsiasi infiltrazione sottraendo un pezzo di storia alla nostra comunità e togliersi il pensiero”.
“Non sono solo in questa battaglia – fa sapere in ultimo l’esponente del Consiglio regionale- perchè recepisco quotidianamente lo sconcerto di tanti concittadini che per la Soprintendenza rappresenteranno pure “il residuo culturale di un popolaresco sentimento romantico” ma, come me, sono “portatori sani” di interessi collettivi che mirano esclusivamente alla salvaguardia vera dei luoghi e delle identità. Per noi cittadini di Riccia – conclude infine – quell’intonaco non s’ha da fare. Né ora né mai. Andrò avanti, interessando nel caso tutti gli organismi competenti a qualsiasi livello”.