Poste Italiane, Legautonomie: “Contrari a piano industriale annunciato, si pregiudicano diritti cittadinanza”
Legautonomie esprime contrarietà per i contenuti dell’annunciato piano industriale di Poste Italiane, che prevede la chiusura di 455 uffici postali e la consegna della corrispondenza a giorni alterni per oltre cinque mila centri. Tale piano, se attuato, pregiudicherebbe i diritti di cittadinanza costituzionalmente tutelati di milioni di cittadini, soprattutto quelli residenti nei piccoli comuni e nelle aree interne, già penalizzati dalla marginalità economica e dal digital divide, ne danneggerebbe altresì le attività economiche e sarebbe contrario alle direttive comunitarie sull’accesso ai servizi universali come quello postale.
Il piano riguarderà 5.296 Comuni, esclusi solo quelli pari o superiori a 30.000 abitanti, in sostanza quasi tutti i Comuni molisani.
Legautonomie ha chiesto all’Autorità garante (AGCOM) di essere ascoltata nell’ambito della “procedura di ascolto” preliminare alla decisione in merito alla richiesta di Poste Italiane ed una delegazione è stata ricevuta per esporre le ragioni della contrarietà, Movimento Consumatori ha risposto al questionario proposto dall’ Autorità. E’ specifica competenza dell’Autorità l’accoglimento o meno del piano di P.I. e Legautonomie chiede ai Comuni , alle istituzioni, ai soggetti sociali di far sentire la propria voce presso l’Autorità stessa, dando disponibilità ad allegare atti, documenti, pronunciamenti al proprio fascicolo della “procedura di ascolto”, chiusa il 3 maggio, anche al fine di conoscere quali sono le eventuali modalità alternative di garanzia del servizio per realizzare economie di gestione e abbattimento dei costi nella piena tutela dell’accessibilità al servizio.
Gli enti, istituzioni,soggetti sociali, possono inviare i documenti a stretto giro a Legautonomie Molise, via Ferrari n,7, 86100 Campobasso, via e:mail a : Lega.autonomie.molise@email.it, tel-fax: 0874/411084.
Sebbene sia una società per azioni formalmente privata, Poste italiane è affidataria della cura di rilevanti interessi pubblici ed è tuttora qualificabile come soggetto sostanzialmente pubblico, la cui attività è soggetta ad obblighi di servizio non comprimibili senza creare gravi condizioni di disparità tra i cittadini e minare la coesione sociale, Poste Italiane riceve contributi dello Stato per garantire il “servizio universale”, fondi che andrebbero quindi destinati proprio alle sedi che non sono “industrialmente forti” anziché destinare risorse ad operazioni finanziarie azzardate, a volte irresponsabili come i fatti hanno dimostrato.