Possibile-Lab “sponsorizza” dirette social per ribadire il NO al referendum costituzionale
Il Comitato nazionale per il NO al referendum sulla riforma costituzionale, per contrastare la disinformazione e il deficit di attenzione dei media nazionali rispetto alla campagna referendaria e più in particolare alle ragioni del NO, predisporrà ogni settimana una diretta Facebook dalla propria pagina ufficiale “@referendumiovotono” in cui costituzionalisti, studenti e personaggi pubblici risponderanno alle domande degli utenti. Il primo appuntamento è previsto per domani 15 settembre alle 12 con Anna Falcone, avvocata, esperta in diritto pubblico e tutela internazionale dei diritti umani. Il comitato Possibile-Lab l’Isola che c’è di Campobasso, da sempre in prima linea sul fronte del NO con la raccolta firme dei mesi scorsi unitamente al comitato molisano per il NO di cui è parte integrante, parteciperà all’iniziativa condividendo la diretta dalla propria pagina Facebook ufficiale “Campobasso Possibile-Lab l’Isola che c’è”.
“Accogliamo volentieri e rilanciamo con entusiasmo l’iniziativa del comitato nazionale – ha commentato l’esponente di Possibile, Michele Durante – anche sulla scorta delle dichiarazioni dell’ambasciatore americano John Phillips che ieri a Roma, in occasione di un convegno, ha sponsorizzato apertamente la vittoria del Sì la quale, a suo dire, attirerebbe gli investimenti stranieri in Italia. Tutto considerato – ha proseguito – rispediamo al mittente e riteniamo gravi le sue affermazioni dell’ambasciatore per ruolo diplomatico che riveste e pensi piuttosto alle sue cose e non a come il popolo italiano vuole modificare la sua legge principe e ai rapporti sociali che vi sono in esso. Sullo stesso argomento, l’agenzia di rating Fitch ha rincarato la dose affermando che un successo del NO sarebbe uno choc per l’economia con conseguenti ripercussioni negative sull’affidabilità del debito italiano. A nostro avviso non tocca alla agenzie di rating esprimere giudizi quando sono loro stesse le prime che hanno iniziato a delegittimare le politiche economico-finanziarie degli Stati sovrani essendo responsabili in prima persona dei grossi movimenti speculativi che hanno inciso sui debiti pubblici di quei Paesi al momento in condizioni di debolezza economico-finanziaria”.
Sulla questione referendaria “la società italiana – ha spiegato Durante – sta subendo un commissariamento da parte del governo, dell’informazione pubblica e privata, di tutte le associazioni datoriali e dei forti portatori d’interessi economico-finanziari che raramente vanno a braccetto con gli interessi dei più deboli e le politiche economico-finanziarie volte alla solidarietà, ma occupano permanentemente tutti gli spazi di comunicazione disponibili con un unico messaggio: ‘se vince il sì, l’Italia cambia in meglio’. Noi invece pensiamo – ha sottolineato l’esponente di Possibile – che questa riforma costituzionale, scritta male e da soggetti istituzionali non legittimati a farlo, considerando che il disegno di legge è di iniziativa governativa ed approvato da un Parlamento dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale, ed è assurdo proprio perché si parla della legge principale del nostro ordinamento”.
Volendo restare nel panorama internazionale, “bisogna anche rilevare – ha detto ancora Durante – che il ddl Renzi-Boschi ha modificato l’articolo 78 della Costituzione che disciplina la deliberazione dello stato di guerra con uno nuovo per il quale ‘la Camera dei Deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari’. Ciò potrebbe accadere proprio con la legge elettorale Italicum, in vigore dal 1° luglio scorso e su cui la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi a breve, che potrebbe generare una maggioranza relativa molto risicata dopo un eventuale ballottaggio in cui se la giocherebbero le prime due liste più votate al primo turno che non hanno raggiunto il 40% dei voti validi insieme a cento deputati capilista già nominati dai partiti nei vari collegi. È evidente – ha sottolineato l’esponente di Possibile – che avremmo come conseguenza un indebolimento dell’articolo 11, che rientra nella prima parte della Carta che sancisce i principi fondamentali, in cui l’Italia ‘ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali’. Per cui, c’è tanto da fare per riequilibrare minimamente la comunicazione sul prossimo referendum costituzionale e sul vero impatto che il risultato avrà sulla vita del nostro Paese e sul suo tessuto culturale e sociale. Noi – ha concluso Durante – ci spenderemo con tutte le nostre forze per difendere la Costituzione e per far valere le ragioni del NO, che non è un NO all’eliminazione dei privilegi, ma alla concentrazione del potere nelle mani di pochi in danno della democrazia, della partecipazione, della libertà stessa di un popolo”.