Politica regionale, il Movimento 5 Stelle attacca: “Il pantano del Molise”
Il Movimento 5 Stelle è nato per opporsi a un sistema che non è solo casta. Si legge in una nota stampa dei pentastellati. Ma un sistema anche fatto di una classe politica che non sa amministrare, di un giornalismo che spesso non sa informare e di tutto ciò che ha contribuito a rendere il Molise lo zimbello del Paese. Insomma, la natura stessa del Movimento 5 Stelle lo vuole: opposizione a questa gestione della cosa pubblica; negazione di un sistema politico autoreferenziale, rifiuto di un sistema di informazione influenzato dal gioco dei contributi pubblici all’editoria. Una situazione ben illustrata dalle ultime vicende molisane che mettono insieme politica, informazione, ma anche giustizia.
Rispetto a questo il Movimento 5 Stelle è altro, per metodi e obiettivi. Il Movimento è nato per portare i cittadini all’interno delle istituzioni, non per fare i propri interessi. È nato per cercare verità e trasparenza, non per imbonire la gente propinandole una falsa realtà. È nato per creare un’intelligenza collettiva, una coscienza critica diffusa.
Oggi ai fatti si sostituiscono le illazioni, allo studio il vociare assordante, all’approfondimento il giustizialismo spicciolo. Responsabile anche parte di un sistema d’informazione che, solo pochi anni fa, descriveva il Molise come un Eden senza disoccupazione, senza povertà, senza disservizi, senza problemi ambientali e senza criminalità. Illusioni, distorsioni che si riflettono sui cittadini, che intorpidiscono i loro cervelli e che frantumano ogni diritto a un’informazione libera.
L’arte di governare una città, la Politica, in Molise non è mai approdata. Ci sono invece gli attuali rappresentanti, pallida espressione della democrazia, che siedono nelle loro confortevoli poltrone e preferiscono sottrarsi al confronto politico per tutelare le loro posizioni.
In questi giorni le prime pagine dei giornali nazionali sono riempite dalle vicende personali del Governatore, dalla delegittimazione di una intera classe politica in un momento storico in cui il disegno più alto è quello di cancellare le piccole regioni come la nostra.
Per questo, mai come ora, serve fare appello ai cittadini e chiedere loro uno sforzo importante affinché questo schifo finisca. Quando ci furono le contestazioni contro la Casta molisana che invece di ridursi gli stipendi li aumentava (era l’estate 2013), l’Ufficio di Presidenza diede mandato al Governatore di intraprendere “ogni iniziativa utile al fine di tutelare l’immagine e il decoro della Istituzione regionale”.
Oggi il Presidente della Giunta è invece co-responsabile del dileggio della Regione. Quindi proprio in virtù di quella deliberazione i molisani devono tornare a esprimersi. Che giudichino con il proprio voto quello a cui stanno assistendo: cambi di casacca, imbarazzi, complicità, intergruppi sintesi di parvenza d’idee, ma non di costi e benefit. C’è di tutto nel “Molise di tutti”.
Siamo stanchi di assistere a questa telenovela da quattro soldi, un’interminabile sitcom sudamericana che nessuno vuole più seguire. Il Movimento 5 Stelle ha già sfiduciato il Governatore, non ha dovuto attendere i suoi problemi personali. Lo ha sfiduciato con i fatti. Lo ha fatto quando ha calpestato ogni diritto alla salute, mettendo in discussione il concetto di sanità pubblica, tutelando il privato e precarizzando l’intero settore. Lo ha fatto contestando i costi della politica che aveva promesso di ridurre e invece sono aumentati. Lo ha fatto alla luce del (mancato) controllo sugli appalti per le opere pubbliche che in pochi mesi ha visto finire tra gli indagati 169 persone tra imprenditori e amministratori, per un giro d’affari di oltre 70 milioni di euro. Non una vertenza risolta, nessuno slancio programmatico, la cultura ferma al palo, il rispetto dell’ambiente come ostacolo allo sviluppo.
E allora basta. Via i fondi pubblici all’informazione, che aiutano gli editori ma non sempre i giornalisti; via i governatori complici e vittime di alleanze aleatorie, via i Consiglieri che puntano a mantenere prebende da capigruppo.
Diamo spazio a chi crede nel futuro di questa regione, a chi vuole puntare sulle sue potenzialità, per ridare dignità ai cittadini, per ricostruire da queste macerie e permettere, il prima possibile, il rientro dei giovani che sono andati via. Sarebbe bello poter urlare che il Molise è cambiato, che i giovani possono sognare e vivere la loro terra. Noi ci siamo, ci crediamo, ma non a queste condizioni. È ora che i responsabili, passati e presenti, abbandonino il Palazzo. Oggi dobbiamo gridare: “tutti a casa”.