M5S su sanità: “Bocciato l’Ordine del Giorno in favore del pubblico. Dalla maggioranza un finto impegno: vogliono tutelare il privato”
A poche ore di distanza da un Consiglio regionale che ha bocciato un Ordine del Giorno del Movimento Cinque Stelle mirato a ridimensionare il ruolo die privati, gli esponenti pentastellati tornano nuovamente sul tema.
“Ieri – dicono infatti – abbiamo presentato una proposta per permettere alla Regione di uscire dal Piano di rientro sanitario entro un anno. Vorrebbe dire garantire ai molisani finalmente una sanità pubblica e di qualità. Invece il centrodestra, ancora una volta, si è voltato dall’altra parte. La verità – affermano i pentastellati – è che il commissariamento ha fatto comodo fino a quando a fare il Commissario era lo stesso Presidente della Regione. Ora che non è più così, Toma e i suoi dimostrano di non volere la tutela della sanità pubblica, bocciando la nostra proposta. Il disegno è chiaro: smantellare i servizi pubblici per fare gli interessi dei soliti noti”.
“Dal 2007 – spiegano i Cinque Stelle – la situazione di profonda crisi che vive il sistema sanitario in Molise e la morsa del Piano di rientro attanagliano la nostra regione generando almeno due gravi conseguenze: blocco del turnover e innalzamento delle aliquote regionali. Sul primo problema è intervenuto il Decreto Calabria voluto dal MoVimento 5 Stelle, grazie al quale in Molise è ora possibile ricominciare ad assumere. Un processo, tuttavia, che possiamo facilitare attraverso investimenti mirati e piccoli accorgimenti procedurali. Crediamo però che, nonostante il commissariamento, il Consiglio debba fornire delle linee di indirizzo”.
“Così – spiegano i consiglieri M5S – abbiamo presentato un Ordine del Giorno contenente le indicazioni per riconsegnare ai molisani una sanità pubblica e di qualità. Il nostro atto, che è stato bocciato, impegnava il governatore Donato Toma a farsi promotore, ad ogni livello istituzionale, di interventi precisi soprattutto sui budget e gli extrabudget ai privati accreditati. E, a tal proposito, è importante spiegare cosa questo significhi in termini economici ma, soprattutto, farvi capire che è stata penalizzata solo la sanità pubblica. In Molise, da anni, opera in regime di accreditamento istituzionale l’I.R.C.C.S. ‘Neuromed’. L’ultima revisione contrattuale con questa struttura – dicono i portavoce pentastellati – è stata siglata il 29.06.2017, e riguarda gli anni 2016, 2017 e 2018. Questa convenzione riconosce all’istituto un budget annuale di 44.255.881 milioni di euro così suddivisi:
– Prestazioni di assistenza ospedaliera per totali 24.836.665 euro (di cui 4.447.659 per pazienti molisani e 20.388.996 per quelli di fuori regione);
– Prestazioni integrative di assistenza ospedaliera per 2.058.304 euro;
– Prestazioni di assistenza ambulatoriale per totali 17.360.922 euro (di cui 5.676.302 per i molisani e 11.684.620 per pazienti di fuori)”.
“Nella convenzione – fanno notare i consiglieri del MoVimento 5 Stelle – balza all’occhio l’incredibile quota riconosciuta come budget ordinario per i pazienti extraregionali. Le regioni, infatti, come deciso dal governo Renzi nel 2015, possono acquistare prestazioni erogate degli IRCCS a cittadini residenti fuori regione. In Molise, lo dicono i numeri, questa possibilità si è tradotta in una previsione di spesa maggiore per gli utenti extraregionali che per i regionali. In pratica, il totale annuo delle prestazioni ospedaliere e ambulatoriali, acquistate da Neuromed per pazienti di fuori regione, è infatti pari a 32.073.616 milioni di euro a fronte di una spesa per i pazienti regionali di 10.123.961 milioni di euro. Ecco perché il nostro atto prevedeva il riequilibro del budget sanitario destinato alle strutture private accreditate (in particolare Neuromed e Fondazione Cattolica,) avendo cura che le risorse destinate ai pazienti non residenti in Molise non siano superiori a 1/3 di quelle previste per i pazienti residenti e utilizzando, poi, le economie derivanti per potenziare le strutture sanitarie pubbliche e limitare la mobilità passiva che ammonta oggi a circa 80 milioni di euro”.
“Tradotto in soldi, – continuano a spiegare – significava assegnare a Neuromed 13.498.614 milioni di euro e non più 44.255.881, con un notevolissimo risparmio e senza toccare i servizi erogati ai molisani. Si può prevedere, inoltre, di mettere per iscritto sul contratto che, una volta raggiunto il tetto massimo prefissato, la Regione Molise corrisponda l’extrabudget solo dopo averlo ricevuto dalle altre regioni. Allo stesso tempo – dicono ancora i penstastellati – la proposta puntava al blocco totale e inderogabile dell’extrabudget nei termini e con le modalità indicate dal Tavolo tecnico, per evitare l’ulteriore rialzo di Irpef e Irap a danno di cittadini e aziende”.
“Sia chiaro, il nostro atto non è pensato per demonizzare il privato. Ma questo non può e non deve fare ‘impresa’ con i soldi pubblici. Con la nostra proposta di gestione sanitaria regionale, si possono recuperare oltre 40 milioni di euro all’anno da destinare ai servizi per i cittadini, e si può portare il Molise fuori dal Piano di rientro in un anno circa, ripetiamo, senza toccare un euro per i servizi ai molisani. Chi parla di partite di giro dice una falsità. Sarebbe parzialmente vero se il pagamento delle prestazioni erogate a pazienti extraregionali avvenisse dopo che le altre regioni ci hanno riconosciuto le prestazioni, ma così non è. Noi anticipiamo soldi ai privati convenzionati per prestazioni effettuate a pazienti di fuori regione, con tempi di pagamento record. E le regioni di provenienza, puntualmente, ci contestano l’appropriatezza delle cure. Come a dire: ‘Noi anticipiamo i soldi, e poi si vede’. In questo modo il sistema implode. Non solo.- continuano i portavoce M5S Molise – Il nostro programma di interventi prevede altre azioni: destinare risorse sufficienti a finanziare un numero adeguato di contratti aggiuntivi di formazione medica specialistica per combattere la carenza di personale; migliorare la pubblicità di tutte le procedure concorsuali bandite dall’Asrem per reclutare personale medico; prevedere ulteriori incentivi per i medici attraverso l’appostamento diretto di risorse regionali; costituire un Tavolo permanente di confronto e ascolto aperto a sindacati, rappresentanti di categoria, Ordini professionali, comitati e associazioni, quindi ai cittadini. La nostra proposta è stata bocciata, ma noi non ci fermiamo. Non resteremo in silenzio e andremo di fronte alla Commissione speciale, approvata ieri in aula anche con il nostro voto, per chiedere conto di questa situazione”.
Giuseppe Moffa