Longobardi, Confindustria Molise: “L’autonomia differenziata farà crescere le regioni più ricche, ma accentuerà il divario con quelle in ritardo di sviluppo come il Molise”
“L’autonomia differenziata rappresenterà un fattore di efficienza e competitività per le regioni più ricche, ma accentuerà il divario con quelle più piccole e già adesso in ritardo di sviluppo”, lo ha affermato il presidente di Confindustria Molise, Vincenzo Longobardi, commentando la posizione espressa da Confindustria a livello nazionale sul tema della maggiore autonomia richiesta da alcune regioni del Nord.
“Nel dibattito avuto su questo tema, a livello nazionale, – ha continuato Longobardi – ho avuto modo di segnalare le criticità che il modello di regionalismo applicato fino ad ora nel Paese già ha prodotto, determinando un incremento eccessivo della spesa pubblica e un accentuato squilibrio, soprattutto per i cittadini e le imprese, nel confronto tra i diversi territori. Uno squilibrio che sarà destinato a crescere con l’autonomia differenziata e che non potrà essere compensato con nessuno dei meccanismi di perequazione oggi in discussione. Provocatoriamente ritengo che l’unico modo, oggi, per garantire il principio di solidarietà in favore del Molise e delle altre regioni in ritardo di sviluppo sia quello di ripristinare solo in loro favore una sorta di “intervento straordinario per le Aree depresse”.
“Si dovrebbe ritornare, in pratica, – ha continuato – a un modello simile a quello praticato nel secolo scorso per il Mezzogiorno, riconoscendo in favore delle piccole regioni in ritardo una serie di interventi di ‘deflagrazione impositiva’ in grado di drenare con forza e in tempi brevi significativi investimenti ed occupazione: Tassazione agevolata sugli investimenti localizzati (300% di detraibilità degli ammortamenti), decontribuzione piena sul lavoro dipendente su base pluriennale, detassazione degli incentivi e degli straordinari, agevolazioni finanziarie per nuovi investimenti con percentuali eccedenti gli aiuti di stato, un programma infrastrutturale in grado di sopperire in tempi rapidissimi al differenziale con i territori più avanzati dell’Europa, un sistema formativo, anche accademico, in grado di attrarre competenze e professionalità tali da contribuire a far crescere l’efficienza della burocrazia, la cultura d’impresa, la qualità della formazione scolastica e universitaria. In una parola – ha affermato Longobardi – bisognerebbe fare in modo che il Mezzogiorno, comunque le aree in ritardo del paese, possano raggiungere, al massimo in 5/7 anni il livello di crescita delle regioni più ricche. So perfettamente che alcune di queste azioni non sono consentite dalle regole comunitarie. Ma il livello di marginalità raggiunto dal Molise dopo la cessazione dell’intervento straordinario nel Mezzogiorno è sotto gli occhi di tutti noi! La condizione di degrado è evidente per cui si impongono azioni straordinarie e dirompenti se si vuole evitare l’aggravamento dello squilibrio oggi esistente”.
“L’alternativa a questa che può sembrare una provocazione è data solo dal superamento dell’attuale assetto istituzionale regionale. Va ridisegnato il quadro dei confini territoriali regionali dando vita ad un sistema di macroregioni volto a realizzare contenitori territoriali omogenei tra loro, dal punto di vista dimensionale e demografico. Oggi è a tutti evidente, solo per fare un esempio, che non è possibile sostenere il valore della competitività e della efficienza delle regioni avendo territori come la Lombardia che ha una superficie di 23844 km quadrati con oltre 10 milioni di abitanti e un pil pro capite nominale di oltre 36000 € e confina con le regioni più ricche dell’Europa e il Molise che ha una superficie di 4461 km quadrati per 300 mila abitanti e un Pil pro capite di poco superiore ai 19mila € ed è distante anni luce da tutti i mercati che contano! Riconoscere le stesse competenze autonome a due realtà così differenti, opposte, come queste significa solo voler far crescere ancora di più, come è normale, che sia la Lombardia ma a danno dei cittadini e delle imprese del Molise. E questo non solo non è giusto ma è contro gli interessi della nazione stessa! L’aumento del reddito disponibile pro-capite e degli investimenti si trasformerebbe in un interessante mercato proprio per quelle aziende che oggi hanno sede nel settentrione e che vedrebbero, tra l’altro, nelle loro sedi molisane una fonte di competitività e non viceversa. E’ il motivo per il quale ritengo necessario, prima di riconoscere un ulteriore livello di autonomia alle regioni più ricche, ed evitando accuratamente interventi di perequazione che risulterebbero del tutto inutili se non nella direzione da me prima prospettata, costituire macroregioni tra loro omogenee in grado di garantire competitività ed efficienza ai cittadini ed alle imprese che devono essere considerati gli unici protagonisti destinatari di impegni concreti di quei territori. Ignorare oggi un tema del genere o sottovalutarlo come si sta colpevolmente facendo in questi mesi è un gravissimo errore. Che non può essere fatto da parte di nessuno: dal semplice cittadino alla classe politica ai diversi livelli di competenza. Tutti devono fare una riflessione sugli svantaggi e sui vantaggi dell’essere regione autonoma in questa fase storica e delle conseguenze positive o negative che porterà accentuare questa autonomia. Tutti devono finalmente considerare – ha concluso Longobardi – quanto modello di regionalismo incide sulla competitività e sui costi dell’intero paese e sulla possibilità di far crescere i nostri territori. E’ passato un periodo sufficiente di tempo perché ciascuno possa fare liberamente un bilancio delle conseguenze che il decentramento eccessivo di competenze e funzioni ha determinato sulle condizioni generali del nostro territorio e prevedere quello che potrà succedere se sarà riconosciuta l’autonomia differenziata alle regioni più ricche del Paese. Auspico, per concludere, che il prossimo autunno ci veda tutti impegnati ad affrontare questo tema che mi sembra essere, davvero, “la madre” di tutte le vertenze, di tutte le criticità, che abbiamo di fronte”.