Legge di stabilità, la Cgil Molise precisa: “È iniqua, penalizza i lavoratori della conoscenza”
Nonostante la sentenza della Corte Costituzionale che aveva esplicitamente condannato il Governo per non aver rinnovato i contratti del pubblico impiego dal 2009, questi continua con la solita arroganza a far finta di niente e non intende mettere soldi per i pubblici dipendenti. La legge di stabilità che avrebbe dovuto stanziare risorse anche su questo tema, prevede appena 200 milioni di € per i rinnovi contrattuali di tutto il pubblico impiego. Si tratta di una miseria e di un’umiliazione per i dipendenti pubblici (dai 4 agli 8 euro mensili a lavoratore, a fronte di una perdita mediamente calcolata sui cinquemila euro in questi anni), perfino inferiori allo stanziamento per ridurre le tasse sul salario di produttività nella contrattazione aziendale. A scriverlo la Flc-Cgil Molise in un comunicato stampa.
Si tratta di una vera e propria provocazione da parte del Governo. I 300 milioni annunciati per i rinnovi contrattuali, che poi sono diventati 200, non sono un contratto ma una mancia. I lavoratori della scuola insieme a quelli del pubblico impiego vogliono un rinnovo contrattuale dignitoso, non l’elemosina.
Mentre si continua a non tassare, ma addirittura a ridurre l’imposizione fiscale ai grandi redditi e non si fa niente per combattere l’evasione fiscale, anzi la si facilita con i provvedimenti espansivi sul contante, una scelta politica precisa si intravede dietro la decisione di non finanziare il rinnovo del contratto di più di 3,2 milioni di lavoratori. Si vuole aumentare il conflitto sociale e professionale, eliminare la motivazione, mortificare la competenza e la dedizione al servizio delle comunità. Si vuole annientare il ruolo della rappresentanza sociale prevista dalla Costituzione per le Organizzazioni sindacali. Siamo alla disgregazione non solo dello stato sociale, ma del Paese.
Si eliminano le tasse sulla prima casa anche per i ricchi, si concedono tagli di imposte sostanziosi alle imprese ma nulla per cambiare la legge sulle pensioni, per i contratti pubblici, per il diritto allo studio, per il precariato e per gli investimenti nei settori della conoscenza. Si mette in discussione il diritto alla salute, con ulteriori tagli ma anche ad una istruzione di qualità.
È necessario rispondere con un’ampia mobilitazione unitaria per conquistare il contratto, cambiare la pessima legge sulla scuola, peraltro priva di risorse per l’attuazione delle deleghe, investire più risorse in Università, Scuola, Ricerca e AFAM superando il precariato e garantendo a tutti l’accesso all’istruzione.
La risposta non potrà che essere durissima. Non si possono mortificare milioni di cittadini calpestando la dignità e la funzione sociale del loro lavoro. Ci vuole un contratto dignitoso per i lavoratori pubblici e per il Paese, ci vogliono investimenti nei settori della conoscenza.