Italo Di Sabato sui Centri di identificazione e espulsione: “Si vogliono rinchiudere in galere etniche chi non ha commesso alcun reato”
Il Ministero degli Interni ha deciso di aprire un Cie (Centri di identificazione e espulsione) in ogni regione al fine di quadruplicare le espulsioni degli irregolari. La solita proposta contro l’immigrazione irregolare, ovvero una maggiore effettività della detenzione amministrativa, estesa su larga scala, per favorire l’espulsione di chi non avrebbe titolo per stare in Italia. La solita propaganda che però va a sbattere contro i corpi e le anime di esseri umani. A scriverlo, in una nota stampa, è l’ex consigliere regionale del Molise, Italo Di Sabato, oggi Responsabile nazionale dell’Osservatorio sulla Repressione
E’ servita così la risposta alla psicosi post-attentati di Berlino – prosegue l’attivista campobassano – e la conseguente vicenda Amri: bisogna fare più controlli, bisogna tenere sotto controllo i clandestini, bisogna quindi allargare la capienza delle carceri. Una spirale già sconfitta dalla storia per i propri non-risultati, ma sempre utile in tempi di shock mediatico come questo.
In sostanza, si vogliono rinchiudere in queste “galere etniche” – scrive Di Sabato – persone che non hanno commesso alcun reato, che si sono limitate a esercitare il diritto di fuga e che si troveranno a languire dentro questi luoghi di detenzione senza alcuna garanzia dei diritti fondamentali. I Cie sono, per l’appunto, strutture tipiche di uno stato d’eccezione, oggi dichiarato apertamente e praticato fattualmente: a tal punto che se ne impedisce l’ingresso a parlamentari, avvocati, giornalisti.
La tragedia è che si continua a negare, con provvedimenti di questo tipo, la natura politica e sociale sottostante al jihadismo, continuando a legarlo con un “allarme clandestini” fuori dalla storia e dalla realtà; non prendendo inoltre atto della natura radicalizzante della detenzione in carceri o in strutture del tutto similari come gli stessi CIE.
Come se gli attentatori di Parigi e di Bruxelles non fossero cittadini degli stessi paesi che hanno colpito, come se nella radicalizzazione di Amri non fossero stati necessari i quattro anni passati nelle celle italiane. La risposta continua ad essere unicamente e solamente iper-securitaria, in un vortice che non farà altro che produrre gli stessi effetti e a produrre nuovi appelli dalle forze politiche che porteranno ad ulteriori dispositivi repressivi.