Inaugurazione del nuovo anno accademico all’Unimol, il discorso del sindaco Battista
Il discorso del sindaco di Campobasso, Antonio Battista, tenuto dinanzi alla Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, per l’inaugurazione del nuovo anno accademico.
“Buongiorno a tutti, un sentito ringraziamento per essere qui tra noi alla Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini. Ben Arrivata a Campobasso. È un grande privilegio ospitarla nella città che mi onoro di rappresentare. Saluto tutte le autorità civili, militari e religiose, i colleghi sindaci e saluto il padrone di casa, il rettore Gianmaria Palmieri che con questa cerimonia dà l’avvio ufficiale all’Anno Accademico dell’Unimol. Mi piacerebbe inoltre stringere la mano a tutti i professori per il meticoloso lavoro che svolgono quotidianamente e agli studenti, uno ad uno, per incoraggiarli e spingerli a credere nel futuro, quello che costruiscono passo dopo passo in questa struttura che continua a puntare sull’eccellenza data dalla grande competenza del corpo docente e da un’organizzazione puntuale e a misura d’uomo che fanno aumentare il numero degli iscritti che arrivano qui da ogni parte d’Italia. Un’università quella del Molise che è riuscita a crescere in anni difficili, che ha saputo premere l’acceleratore investendo in ricerca e sviluppo. Un grazie sentito dunque al rettore Palmieri per il rilevante contribuito offerto alla regione attraverso la valorizzazione di questo ateneo spesso in vetta ad importanti classifiche nazionali al fianco di prestigiose Università che hanno alle spalle secoli di storia. Risultati eccellenti che portano benefici alla nostra terra e ai nostri figli che, per laurearsi, non sono più necessariamente costretti ad uscire dal Molise grazie all’ampio ventaglio di dipartimenti, alcuni dei quali ben legati al territorio e alla nostra vocazione economica-imprenditoriale, ma anche in linea con il mercato internazionale. È il futuro delle nuove generazioni l’indiscusso protagonista di questa giornata, è il loro futuro ad aver mosso le scelte dei vertici di questo Ateneo. E l’aspettativa di un mondo migliore in cui far vivere i giovani, appunto, è il fine a cui noi amministratori miriamo ogni giorno. Siete voi il nostro orizzonte, siete voi i destinatari delle politiche e delle buone pratiche che mettiamo in campo, siete voi che beneficerete dei nostri sacrifici e siete sempre voi che pagherete, a caro prezzo, eventuali nostri errori. Un compito non facile quello degli amministratori, quasi una missione, che ci impone di non perdere mai di vista il bene comune, di agire sempre con piglio e decisione anche quando nei bilanci non ci sono le risorse indispensabili e fuori dai palazzi c’è tanta gente che attende risposte. Sono qui in veste di sindaco, panni strettissimi quelli che indosso io come i colleghi di altre piccole e grandi realtà. Ruolo politico ma anche umano il nostro. Per essere al timone di un Municipio infatti servono senso di responsabilità, impegno, dedizione, cura, attenzione e capacità di intravedere segnali di crescita. Metodi di lavoro e obiettivi che si rincorrono tra le pareti di anni in cui siamo rimasti sempre in bilico. Anni, segnati da una soffocante crisi economica, durante i quali abbiamo stretto la cinta continuando ad essere vicini alla nostra gente senza mai voltare le spalle ai governi nazionali che invece, finanziaria dopo finanziaria, hanno disposto tagli che non ci permettono più di ben governare. La rassegnazione però non ci appartiene, viviamo in periferia siamo abituati a lottare, ma allo scontro preferiamo il confronto anche quando siamo con le spalle al muro per via di trasferimenti ridotti all’osso e inversamente proporzionali ai servizi cui dobbiamo far fronte. Ogni sera facciamo il bilancio della nostra giornata, ci interroghiamo su ciò che avremmo potuto fare meglio e prima, analizziamo le nostre criticità. Ma sono tanti i sindaci che come me raschiano il fondo del barile per far quadrare i conti e che sfidano le leggi del consenso popolare incassando gli effetti del malcontento di una popolazione che ha precise esigenze e richiede precise soluzioni che la politica, quella nazionale, deve metterci in condizioni di attuare. Politica che, a tutti i livelli, deve riacquistare fiducia e rispetto senza provocare quel clima di insoddisfazione generale che sfocia nel qualunquismo e nel disfattismo agevolando il percorso di movimenti e pseudo-partiti che sfruttano la debolezza di un’atmosfera cupa, che urlano senza dire nulla, per accrescere quel sentimento di antipolitica come se in alcune circostanze fosse solo quello il fine. Fine che non fa bene ad un’Italia pronta a rialzarsi e a correre in un’Europa in cui tutti dobbiamo credere. Necessariamente. Il Governo in primis e il Parlamento che Lei oggi rappresenta, senza escludere la politica che opera sul territorio, devono fermare questo pericoloso declino. Purtroppo, ribadisco, nonostante le mille nostre battaglie, la politica dei tagli è andata avanti, con ripercussioni, inevitabili, proprio sulle fasce più deboli della popolazione: sugli anziani che avrebbero bisogno di più attenzioni, sui bambini che non sempre hanno scuole adeguate, sulle famiglie che non arrivano a fine mese, quando hanno uno stipendio, e costrette a pagare tributi che mai potranno coprire i vuoti lasciati dai mancati trasferimenti. Una politica a volte troppo distante dal territorio, troppo impegnata nei dibattiti televisivi e poco incline all’ascolto crea ferite difficilmente rimarginabili. Ferite che impediscono quella indispensabile coesione sociale, ferite che potrebbero mettere in discussione l’ordine pubblico e quella garanzia di sicurezza che, anche in un territorio tranquillo com’è il nostro, è in testa alle richieste dei cittadini. Noi sindaci ce la mettiamo tutta, ci mettiamo impegno e passione e non abbiamo né la voglia né l’incoscienza di gettare la spugna. Ci siamo incamminati lungo un sentiero e seguiremo il percorso nel rispetto della nostra gente e del mandato che la stessa gente ci ha affidato, ma le assicuro Presidente che è molto difficile. Parlo come sindaco del capoluogo di regione, ma credo di poter parlare anche a nome di molti colleghi, sicuramente di quelli che rappresento come presidente della Provincia di Campobasso che guido da sei mesi. E quello delle Province è un altro tasto dolente. Enti, ormai nel limbo, che hanno bisogno di una ricollocazione. C’è stato un Referendum, gli italiani hanno espresso una precisa volontà che non può restare inascoltata. Se le Province devono continuare ad esistere non possono annegare nel mare di richieste a cui non siamo in grado di dare risposte. I tagli enormi, qualora dovessero essere confermati, non ci consentiranno di approvare i bilanci. I comuni delle nostre aree hanno bisogno di scuole e strade, esigenze prioritarie per salvare le terre in cui viviamo, soprattutto quelle interne dove lo spopolamento è più una certezza che non un rischio. Non vogliamo voltare le spalle a chi con fatica lavora sodo per mantenere vivo questo territorio. Il mio appello, che rivolgo a Lei cara Presidente a nome degli altri sindaci è di starci accanto sostenendo le ragioni di un Mezzogiorno stanco di patire gli effetti di una lunga congiuntura negativa e con una gran voglia di spiccare il volo. Siamo lontani dai posti di comando, lo sappiamo, ma possiamo contare sul nostro coraggio, sulla forza di reagire, sul valore dell’accoglienza che abbiamo dimostrato ospitando nei nostri centri più migranti di quanti il nostro territorio possa contenerne. Noi ce la stiamo mettendo tutta, Presidente Boldrini, ma ci serve fiducia. Dal nostro bagaglio di esperienze attingiamo quanto di più prezioso possediamo al fine di mettere in pratica quel cambiamento in cui tutti confidiamo. Il nostro auspicio è di continuare a credere in noi stessi, di non perdere mai la speranza, di scommettere sulle nostre braccia e sulle nostre menti, di guardare al futuro con ottimismo come siamo riusciti a fare finora superando momenti tragici. Credo che la tempra di noi molisani sia più forte di qualsiasi crisi e sono sicuro che ci butteremo alle spalle anche questo lunghissimo periodo nero. Insieme possiamo farcela, Presidente, ne sono convinto. Sono e saranno i volti della nostra gente a farci andare avanti senza piangerci addosso. Sono e saranno i volti di tutti questi ragazzi a darci coraggio. In queste aule è iniziato il vostro futuro e da qui vi auguro di realizzare i vostri sogni.
Buon anno accademico”.