Il Messaggio della IX Giornata per la custodia del Creato. In Molise la celebrazione il 13 settembre
Il messaggio per la IX giornata del Creato dal tema “Educare alla custodia del creato, per la salute dei nostri paesi e delle nostre città” nasce dalla redazione delle due Commissioni Episcopali della CEI: quella per il Lavoro, Giustizia, Pace e Creato, guidata dall’arcivescovo di Campobasso –Bojano S.E. mons. GianCarlo Bregantini e quella per l’Ecumenismo e il Dialogo, guidata da S.E. mons. Mansueto Bianchi.
In Molise la giornata sarà Celebrata sabato 13 Settembre in unione con la Giornata Mondiale per il Turismo. Citando nell’incipit Osea, i vescovi italiani intendono richiamare l’attenzione su un problema grave e gravoso per l’umanità. La nostra terra non ha armonia, vessata e distrutta dai consumismi imperanti che ne hanno distrutto il delicato e osmotico equilibrio. Il cerchio della vita è spezzato e il giardino affidato da Dio all’uomo, affinché ne fosse custode responsabile è devastato dagli egoismi umani. Il messaggio per la nona giornata per la custodia del creato che si celebra il 1° settembre recepisce le esortazioni di papa Francesco e le estende a tutti i cristiani. Il giardino è stato violato da un degrado esterno che “manifesta la corruzione interiore e dei valori fondativi della vita”. A voler significare che la corsa sfrenata verso la bellezza e il benessere ci hanno fatto dimenticare il senso dell’armonia e della misura, della cultura e della sapienza antica , dirottando tutti gli interessi dell’essere umano verso un appagamento solo epidermico e superficiale dei propri piaceri bestiali.
Eppure religioni e filosofie, da sempre, hanno ammonito il genere umano invitandolo ed esortandolo a perseguire vie di perfezione interiore, in cui la parola comunità sostituisse il termine egoismo. I vescovi denunciano apertamente la sete del profitto che spinge l’uomo ad azioni di violenza contro il territorio in cui abitiamo. I nuovi messaggeri di morti, astuti e subdoli mafiosi, agiscono su terreni dell’ecomafia che fanno, almeno in apparenza, poco rumore, ma che di certo condannano a morte migliaia di persone. Ecco allora il richiamo al senso di responsabilità che deve penetrare nel cittadino, giungendo a formare, soprattutto nelle nuove generazioni, “una adeguata coscienza della gravità del problema”.
In questa estate, ribadiscono i presuli, anche se storditi dai frastuoni di discoteche o di luoghi di divertimento, abbiamo assistito, inermi, a manifestazioni spaventosi di questo disastro ecosistemico: bombe d’acqua, escursioni termiche spaventose, interi territori messi in ginocchio. Pur prestando i primi soccorsi, la comunità nazionale ed internazionale non si interroga debitamente sulle cause di tali fenomeni, di sicuro ascrivibili ed imputabili ad un comportamento inquinante da parte della razza umana, l’unica sul pianeta terra che in una manciata di anni, sta riuscendo a distruggere un’opera creativa di milioni di anni.
Ecco dunque l’esortazione alla fondazione di una ” vera cultura preventiva”, che potrebbe almeno iniziare, anche se con grave ritardo, a proporre elementi di discussione critica su questa violazione abnorme del giardino di Dio.
Anche se cresce la coscienza ecologica, ammettono i vescovi, bisogna scegliere tra una industrializzazione selvaggia e la garanzia di un ambiente sostenibile, in un dissidio che coinvolge i potenti della terra. I vescovi esortano la chiesa locale ad un impegno concreto verso questi tre impegni: “la coscienza di un impegno culturale; la denuncia davanti ai disastri; la rete di speranza nel futuro.” L’educazione ad essere custodi del creato passa attraverso una “conversione ecologica” che, deve condurre ad apprezzare la vera bellezza e lo stupore dinanzi alle sue meraviglie. E’ la sfida nei confronti di una società epidermica ed anestetizzata che non confida e non si affida ai veri valori ma che è diventata sempre più vittima di stereotipi dettati dagli organismi di controllo sociale e mediatico: Internet e i nuovi media. Contro una economia dello sfruttamento è il tempo di costruire una capacità lavorativa che non violi e sfrutti la terra ma che ne valorizzi le potenzialità: chiaro è il riferimento alla rete che si deve creare tra il rispetto dell’ambiente, l’agricoltura, il turismo e il benessere sociale. Il monito è all’unità che oggi è sinergia, capacità di fare rete. Il male, si legge tra le righe del messaggio, si serve della divisione per colpire e ferire a morte i figli di Dio e il luogo creato per loro dal Dio dell’Amore. Avere il coraggio di prendere posizione, di denunciare il male provocato da chi senza coscienza ed egoisticamente tende a violare l’armonia del creato. La coscienza del cristiano impone un nuovo e sempre più fervente impegno nel sociale, avendo il coraggio di essere “sentinella” in ogni momento, segnalando le piccole grandi violazioni a cui sottoponiamo l’ambiente. Insomma i vescovi esortano a far leva sulla responsabilità sociale della persona umana che deve essere “rete”. Sintomatico è l’invito a cambiare stile di vita, cambiamento testimoniato costantemente dall’operato di Francesco che riafferma con forza la dignità di un cristianesimo vissuto nell’impegno. I vescovi concludono il messaggio affidandolo ai giovani, sentinelle vigili ed efficaci. Esortazioni di scottante attualità: fondare la propria vita sulla semplicità, ritornando alla sobrietà dei nostri anziani significa ripensare ad un futuro che, proiettato verso nuovi spazi, custodisca e conservi il creato. Un messaggio importante da diffondere e discutere, prima che sia troppo tardi, per avere il coraggio di iniziare un cammino di conversione verso la vera bellezza che è armonia tra gli uomini nel giardino creato dal Padre.