Il consigliere regionale Filippo Monaco: “Sopprimere il Corpo forestale dello Stato sarebbe un grave danno al Paese”
Il consigliere regionale Filippo Monaco ha presentato, questa mattina, una mozione urgente per scongiurare l’ipotesi di soppressione del Corpo forestale dello Stato.
“Conosco bene tutte le attività che il Corpo forestale svolge sul territorio – dichiara Monaco – per la salvaguardia dell’ambiente, della biodiversità e per la lotta alle sofisticazioni. Duecento anni di storia fatta di impegno e dedizione non si possono cancellare in nome di uno snellimento della organizzazione amministrativa. In tal modo c’è il rischio che tutto il sistema Paese venga istigato all’anoressia (che potrebbe anche essere un reato) perdendo forza e vitalità”.
Ma c’è anche un’altra domanda che il consigliere si pone: “Perché sciogliere il corpo forestale per farlo confluire in una Polizia Ambientale che ancora non ha un’identità? Non sarebbe più opportuno che avvenisse il contrario, vale a dire: aggregare alla Forestale le varie competenze presenti sul territorio per rendere più coesi ed efficaci gli interventi? Del resto il Corpo forestale è in sofferenza di organico, se avesse la possibilità di beneficiare dell’apporto di tutti coloro che attualmente lavorano alle dipendenze di altri enti locali potrebbe operare ancora meglio e con maggiore coordinamento”.
Si tratta di una proposta da contrastare in ogni modo, secondo Monaco, “perché non si può abbassare in nessun modo la guardia sui temi ambientali e, purtroppo, questo argomento non sembra fra le priorità del Governo. Se Renzi sente il bisogno compulsivo di rottamare tutto ciò che non gli garba rischia di gettare l’Italia nella pattumiera, di cancellare l’identità di un Paese attraverso la scarnificazione delle sua membra essenziali: democrazia, giustizia, ambiente, salute e istruzione. Con grande amarezza devo costatare che attraverso questo percorso il Molise sarà tra i primi ad essere privato di qualsiasi tipo di presidio autorevole in grado di dare risposte ai cittadini che chiedono il riconoscimento del loro diritto alla salute, alla giustizia, ad un futuro per le generazioni a seguire, in poche parole: l’inizio della fine. Mancando i servizi essenziali non si avranno investimenti, né lavoro e quindi una forte ripresa dell’emigrazione, con buona pace di quanti credono nell’identità regionale”.