Gemelli Molise, nuove frontiere per la cura dei tumori: nell’incontro ‘Insieme nell’innovazione’ il punto sulle terapie mininvasive che hanno cambiato la storia di queste patologie
Arrivano al Gemelli Molise le nuovissime frontiere della radiologia interventistica.
Negli ultimi vent’anni notevoli progressi nella conoscenza della biologia dei tumori e nel miglioramento di diagnosi e cure, oltre che importanti innovazioni tecnologiche, hanno permesso di individuare terapie sempre più efficaci. È cambiata così la storia e il decorso clinico per molti pazienti oncologici. Nel webinar Insieme nell’innovazione, secondo appuntamento del percorso di Insieme in Salute del Gemelli Molise, martedì 2 febbraio, rappresentanti del mondo delle associazioni ed esperti si sono confrontati sui nuovi percorsi di prevenzione e cura dei tumori.
L’incontro è stato trasmesso in diretta alle 16:30 sul sito di Gemelli Molise e contemporaneamente sulla pagina Facebook dell’ospedale e di tutti i partner.
“Siamo consapevoli che, – dichiara Celeste Condorelli, Amministratice Delegata Gemelli Molise – per un’efficacia lotta a 360° del cancro, sia indispensabile una corretta informazione. Ecco il perché di Insieme nell’innovazione, secondo appuntamento di “Insieme in salute”, una occasione di incontro tra cittadini, associazioni ed esperti per favorire un corretto stile di vita e implementare la consapevolezza sulla prevenzione. Occorre infatti ricordare che la salute non si difende solo con gli strumenti che la scienza e le moderne tecnologie mettono a disposizione, ma anche correggendo il proprio stile di vita”.
“Grazie alla radiologia interventistica, è possibile eseguire trattamenti molto delicati, senza operare tagli né esposizione di tessuti, e ottenere quindi gli stessi risultati di un complesso intervento chirurgico ma con una tecnica assolutamente non invasive”, dichiara il prof. Roberto Iezzi, nuovo Direttore dell’Unità Operativa complessa di Radiodiagnostica del Gemelli Molise docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
L’obiettivo della radiologia interventistica in ambito oncologico può essere curativo, vale a dire mirante a eliminare il tumore, ponendosi come alternativa alla chirurgia, oppure palliativo, cioè volto a ridurre le dimensioni del tumore o a rallentarne la crescita, riducendo il dolore e altri sintomi e prolungando la sopravvivenza. Per questo può essere abbinata alla chirurgia, alla chemioterapia e alla radioterapia.
Ad affrontare questi temi durante la tavola rotonda ‘Insieme nell’Innovazione’, insieme a Roberto Iezzi, Celeste Condorelli, Amministratrice Delegata, Emilio Bria, Direzione del Governo Clinico, Francesco Deodato, Direttore Dipartimento Servizi e Laboratori, Pier Francesco Alesina, Direttore UOC Chirurgia Generale ed Oncologica, Gabriella Macchia, Responsabile UOS Radioterapia per Fasci Esterni, Lorena Minotti, Direttrice del Centro di Servizio per il Volontariato – CSV Molise, Antonio Diella, Presidente Nazionale Unitalsi.
“Tra le principali attività “interventistiche” in ambito clinico oncologico – continua Iezzi – vi sono il trattamento dei tumori primitivi e metastatici del fegato e del polmone, il trattamento percutaneo (non chirurgico) del piccolo tumore renale e delle lesioni primitive e metastatiche ossee”. Il nuovo Direttore dell’Unità Operativa complessa di Radiodiagnostica del Gemelli Molise – che si occupa principalmente di radiologia diagnostica ed interventistica in ambito cardiovascolare ed oncologico, è uno dei maggiori esperti del settore e in qualità di relatore partecipa a congressi ed eventi scientifici di rilievo internazionale – ha da poco anche preso parte alla VI edizione del meeting internazionale “MIO-Live 2021” – Mediterranean Interventional Oncology dove: “In un simposio congiunto con la Società Americana di Interventistica Oncologica (SIO) abbiamo potuto confrontarci con una realtà differente, in cui le procedure di radiologia interventistica oncologica sono spesso effettuate in regime ambulatoriale o day-hospital, senza la necessità di ricovero. Tale modalità trova elevato consenso da parte dei pazienti, soprattutto in un periodo come quello attuale in cui è complesso il ricovero ospedaliero e rappresenta ormai un’opzione di trattamento riconosciuta e validata dalle società scientifiche e dalle linee guida. Risultati che dimostrano come tali procedure siano sicure ed efficaci, molto spesso curative, con bassa invasività e bassi tassi di complicanze, breve degenza e rapida ripresa delle attività quotidiane”.