Flc Cgil Molise, rilanciare il ruolo pubblico e la funzione sociale dell’università

sciopero cgilSi è conclusa l’Assemblea Nazionale sull’università promossa dalla FLC CGIL l’1 e il 2 ottobre a Roma, con il contribuito delle associazioni degli studenti, delle reti dei dottorandi, dei ricercatori precari e strutturati e dei tanti ospiti.  Un’assemblea molto partecipata  di studenti, personale tecnico e amministrativo, lettori, docenti e  precari alla quale è intervenuta anche la delegazione della FLC CGIL Molise che ha portato il proprio contributo alla discussione.

In dieci anni, dal 2004 al 2014, gli iscritti al primo anno dell’università  sono passati da 338.482 a 260.245 (dati Miur). E’ un dato da emergenza nazionale. L’Ocse ci ricorda che il tasso d’ingresso all’università in Italia è al 40 per cento quando tra le nazioni sviluppate è al 60. Siamo l’unico paese in cui gli iscritti all’università diminuiscono e siamo 32esimi su 37 paesi Ocse come aliquota di laureati: appena il 21 per cento. Tutto questo accade mentre gli investimenti destinati all’università sono scesi ancora, dall’1,19 per cento allo 0,95.

In Molise gli iscritti all’Università in 10 anni sono passati dai 10.312 agli attuali 7.500. Un dato preoccupante che ha bisogno di essere analizzato e deve prevedere misure adeguate per migliorarlo.

Nei due giorni di dibattito all’assemblea di Roma, si sono confrontati punti di vista, opinioni e idee. Diritto allo studio e offerta formativa, articolazione territoriale finanziamenti e valutazione, reclutamento e precariato, contrattazione, stato giuridico e problematiche delle esternalizzazioni e degli appalti i temi approfonditi. E’ emersa, con forza, l’idea di rilanciare il ruolo pubblico e la funzione sociale dell’università che necessita di finanziamenti da parte dello Stato. Investimenti tali da colmare l’enorme divario che ci separa dai sistemi formativi della maggior parte dei paesi europei, ad iniziare da quelli che sono considerati a torto o a ragione i nostri principali partner e competitori.L’università è diventata lo specchio della crescente disuguaglianza sociale del nostro Paese. Il crollo delle immatricolazioni, l’espulsione dei precari, le sempre più degradate condizioni di lavoro di tutto il personale sono problemi connessi. Invece abbiamo bisogno di una università che sia una grande infrastruttura dello sviluppo economico, culturale, civile. Serve un diritto allo studio all’altezza del bisogno sociale di sapere e integrato in un welfare che deve essere universale.

Occorre un massiccio reclutamento che permetta di recuperare come prima cosa le posizioni stabili perse in questi anni, con la cancellazione dei contratti precari come l’assegno di ricerca.

Senza un rilancio del ruolo che l’università del Molise deve avere per la crescita del territorio e dei conseguenti investimenti, le nostre aree verranno sempre più penalizzate e si assisterà ad un progressivo impoverimento culturale ed economico regionale. E’ tempo che la politica si svegli dal torpore dell’autoreferenzialità e faccia proposte di merito sui temi dell’istruzione e della formazione, a partire dalla sempre rinviata, legge sul diritto allo studio.

Redazione

CBlive

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