Ex cinema Ariston, per evitare l’abbattimento il Codacons ricorre al Tar e al Consiglio di Stato
Con due distinti ricorsi promossi dinanzi al TAR Molise e al Consiglio di Stato, il Codacons, unitamente ai propri legali Pino Ruta e Massimo Romano, ha impugnato tutti gli atti con i quali è stato dato il via libera all’intervento per la demolizione dell’ex cinema Ariston, a Campobasso, e per la sostituzione di tale struttura con un imponente palazzo da destinare (ancora una volta) a residenze, uffici e negozi.
Sostiene il Codacons “che il predetto intervento, oltre a sottrarre alla collettività un bene destinato ad interessi collettivi, comporterebbe soprattutto un aumento consistente dell’attuale carico urbanistico della zona, già congestionata da evidenti situazioni di traffico, da carenza di parcheggio e dall’assenza di standard urbanistici”.
Ad avviso dei legali “si tratta di un intervento che non andava in alcun modo autorizzato, in quanto oltre ai profili già rappresentati dal Comune e dalla Soprintendenza, sarebbe stato necessario, prima del rilascio/formazione del titolo edilizio, l’approvazione di un piano attuativo previsto espressamente dal Piano Regolatore generale e ciò sia per la verifica degli standard urbanistici (le cd. “aree libere” da lasciare alla collettività, standard già abbondantemente compromessi nell’area in questione); sia per una puntuale verifica sui profili sismici (mediante l’acquisizione del prescritto parere), sia per un accertamento sull’incidenza territoriale ed ambientale (cd. “valutazione ambientale strategica”), posto che con il nuovo intervento si autorizza la realizzazione di un palazzo di circa otto piani all’interno di piccole stradine del centro oltremodo trafficate (sia a livello veicolare che pedonale) con evidenti profili oltre che urbanistici anche e soprattutto igienico sanitari e con evidenti implicazioni per la pubblica e privata incolumità”.
Per questi motivi i legali del Codacons, oltre ad appellare la sentenza con la quale il TAR si era limitato a valutare la fondatezza solo di alcuni profili sollevati dal Comune e dalla Soprintendenza, hanno ritenuto di impugnare nuovamente davanti al TAR (eccependo censure del tutto nuove) anche il titolo edilizio volto ad assentire tale intervento, inoltrando al tempo stesso al comune (non solo al dirigente ma anche al consiglio ed alla giunta, le cui competenze in materia di piani territoriali potrebbe risultare lese) una puntuale richiesta finalizzata all’immediato riesame del titolo edilizio (possibile, ai sensi della l.n.241/90, entro la scadenza del dicembre 2016) e ciò anche e soprattutto alla luce di tali nuove motivazioni specificamente indicate ed articolate nella predetta istanza.
Dunque, sembra che la responsabilità sull’attuazione di tale intervento, oltre ad interessare nuovamente la magistratura amministrativa, torni nuovamente in capo al comune ed ai propri organi non soltanto tecnici ma anche di indirizzo, affinché impediscano un ennesimo danno a carico del territorio e della collettività.