Epilessia focale farmacoresistenti: quando la chirurgia non è praticabile
Un meeting per esaminare le terapie alternative in quei casi in cui l’approccio neurochirurgico non può essere messo in atto
In alcuni casi di epilessia focale, quella che origina da un punto ben preciso del cervello. I farmaci possono non riuscire a controllare la patologia in modo soddisfacente. Scende allora in campo la neurochirurgia, con l’asportazione della parte di tessuto nervoso da cui hanno origine le scariche epilettogene. Vi sono però delle situazioni in cui la chirurgia non può scendere in campo. Ad esempio se la zona da asportare coincide con aree fondamentali del cervello, come ad esempio quella del linguaggio, in cui operare significherebbe esporre il paziente al rischio di deficit nervosi. Oppure quando la zona epilettogena non è chiaramente identificabile. Sono situazioni complesse, in cui è comunque necessario gestire il paziente ricorrendo a modalità terapeutiche di tipo palliativo che possano comunque migliorare la sua qualità di vita.
Sono queste modalità al centro del meeting “Epilessie refrattarie non trattabili chirurgicamente: prospettive terapeutiche presenti e future”, che si svolgerà giovedì 10 maggio, a partire dalle 9:00, nella sala conferenze del Parco Tecnologico dell Neuromed di Pozzilli. Il convegno avrà valore di Corso ECM (Educazione Continua in Medicina) per medici e tecnici di neuro fisio patologia.
“Il meeting – spiega il dottor Giancarlo Di Gennaro, responsabile scientifico – esplorerà le modalità terapeutiche palliative consolidate (ad esempio la dieta chetogena e la neuromodulazione), ma affronterà anche quelle metodiche non consolidate e ancora in via di sperimentazione. Saranno inoltre trattate le nuove promettenti indicazioni della neuro modulazioni (in particolare la VNS, stimolazione elettrica del nervo vago) in altre malattie d’interesse neuropsichiatrico e, addirittura, in altri ambiti medici”.