Emergenza droga, Di Lucente: “Necessario un patto d’azione con associazioni, operatori e forze dell’ordine. I genitori lasciati soli da affrontare situazioni troppo grandi”
“Leggere dell’ennesima aggressione di un figlio tossicodipendente ad una madre non può lasciarci indifferenti. Ma l’episodio di stretta cronaca c’entra ben poco: il problema che va affrontato, quello della prevenzione e lotta alle tossicodipendenze, è più generale e non può essere più rinviato”, così Andrea Di Lucente, consigliere regionale dei Popolari per l’Italia sul fatto di cronaca avvenuto la sera di venerdì 15 marzo a Campobasso.
“Gli appelli che arrivano dalla società civile sono ormai numerosi. Il procuratore capo di Campobasso, Nicola D’Angelo, lo ha detto in ogni occasione possibile: il fenomeno in Molise diventa ogni giorno più serio, radicato e pervicace. A fronte di tutto questo, però, ci sono risposte che non riescono ad essere efficaci, che non affrontano seriamente il problema” ribadisce Di Lucente.
“Bene hanno fatto i colleghi Paola Matteo e Nico Romagnuolo a chiedere un tavolo tecnico sui fenomeni delle tossicodipendenze. E’ un primo passo che la politica può compiere, ma è, appunto, solo il primo. Quando ogni giorno le colonne di cronaca regionale si affollano di notizie di sequestri di droga, di azioni criminose compiute sotto l’effetto di stupefacenti, quando sono le mamme che arrivano a denunciare i loro stessi figli perché la situazione è diventata insopportabile, la realtà non può essere ignorata. Va affrontata. E per farlo serve un’azione congiunta. La Regione, nell’ambito delle prerogative garantite dagli accordi Stato-Regioni, deve fare la propria parte. Ed evitare che il peso della gestione del percorso di riabilitazione sia un onere (morale prima ancora che economico) sia solamente delle famiglie.
Quello che propongo è un sistema integrato di azioni che possano abbracciare l’intero spettro del problema: dalla necessità di una prevenzione che sia coordinata e sistematica (quindi non affidata solamente alla bontà e alla sensibilità delle singole scuole) e che esca anche dalle aule scolastiche per arrivare nei luoghi di ritrovo dei giovani, fino alle azioni di recupero e di reinserimento di chi nel tunnel ci è già finito. Perché tutto questo possa essere messo in campo serve un patto tra gli operatori e una regia comune che coordini le singole azioni. Viaggiare in solitaria oppure a compartimenti stagni non ci porterà ad affrontare seriamente il problema. Al contrario, coinvolgere tutti, dalle associazioni fino alla politica, potrà permetterci di stilare un piano d’intervento adeguato e rispondente alle esigenze di tutti”.