Campobasso ricorda Renato Lalli, “maggior interprete della storia identitaria del Molise”
Renato Lalli, morto il 22 febbraio 2010 all’età di 82 anni nella sua città, dopo una breve malattia, ha dedicato tutta la vita alla ricerca storica e culturale del Molise pubblicando numerosi saggi (più di una sessantina). Infinita è anche la sua produzione pubblicistica e i suoi interventi. Ha, infatti, collaborato alle riviste più importanti di storia locale e nazionale e a programmi Rai, indagando la sua regione, sotto l’aspetto storico, letterario, economico e antropologico.
Ha riportato alla luce nomi storici di rilievo come Zurlo, Ricciardi, Longano, Pepe, curando nuove edizioni o pubblicando inediti delle loro opere. Nei suoi saggi, che scandagliano il Molise dal Medioevo ai giorni nostri, ha trattato con acume di Agostino Tagliaferri, Giuseppe De Vincenzi, Giuseppe Maria Galanti, Papa Celestino V. Ha fatto conoscere agli italiani il grande poeta-sindacalista, che ha lottato per i diritti degli italiani in America, Arturo Giovannitti. Ha pubblicato gli scritti molisani di Francesco D’Ovidio. Si è soffermato sulla figura Vincenzo Cuoco.
Per porgere, a inizio lavori, il proprio saluto e quello dell’Amministrazione comunale, a essere presente anche il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, che ha voluto così tratteggiare la figura di Lalli. “Renato Lalli – le aprole del sindaco – è stato uno storico di valore assoluto, un ricercatore scrupoloso e allo stesso tempo poliedrico nella sua capacità di approfondimento minuzioso dello studio di fatti e personaggi della nostra storia. Abituato a un lavoro di ricerca quotidiano ha lasciato non solo numerose pubblicazioni edite ma un altrettanto cospicuo fondo documentario, utile a livello sia didattico che scientifico per ogni ricercatore”.
“Nel suo lavoro editoriale e di ricerca, – ha continuato Gravina – Lalli ha sempre avuto la grande capacità di instaurare un dialogo privo di personalismi con la realtà sociale nella quale si è trovato ad operare, riuscendo, allo stesso tempo, a mostrarsi pronto a raccogliere ogni sollecitazione del mondo intellettuale, un mondo con il quale sapeva confrontarsi partendo sempre dal presupposto della competenza. A dieci anni dalla sua scomparsa è proprio il suo rigore di uomo dedito allo studio, capace di fare opera di divulgazione storica e culturale verso tutti e a tutti i livelli, ciò che ci spinge a tenere sempre ben presente che quella scrupolosità con la quale renato Lalli sentiva di dover interpretare il suo ruolo era figlia dell’importanza che egli avvertiva per i valori dello studio e della preparazione, valori che siamo chiamati a consolidare e trasmettere”.
L’incontro ha poi ripercorso l’attualità della figura di Renato Lalli, “maggior interprete della storia identitaria del Molise e oggi, che vediamo la nostra identità regionale sempre più incerta perché si stanno riducendo sempre più i presupposti oggettivi lo spopolamento, l’economia, il welfare, dovremmo rileggere i suoi lavori, specie quelli sull’ottocento, per ritrovare la nostra identità.