Plasma iperimmune, Primiani: “Diverse regioni pronte per la terapia sperimentale e il Molise?
“Il Ministero della Salute e il Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 stanno definendo il Piano operativo per la distribuzione e la somministrazione dei vaccini – scrive, in una nota, il consigliere regionale Angelo Primiani – In attesa degli agognati vaccini, al momento non esiste una cura definitiva per il Covid, ma solo terapie sperimentali. Tra queste spicca, senza dubbio, quella che utilizza il plasma cosiddetto iperimmune, quello cioè prelevato dai pazienti guariti che hanno sviluppato gli anticorpi. Infusioni di plasma che, peraltro, sono già state autorizzate in passato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, per la cura di malattie quali l’Ebola, la Sars e la Mers. Il primo studio scientifico per dimostrarne l’utilità in casi di Covid-19 risale a marzo di quest’anno ed ha dimostrato l’efficacia del metodo su cinque pazienti cinesi, che riportavano sintomatologia molto grave”.
“Nello stesso mese, negli Stati uniti si sono avviate le sperimentazioni e i risultati riscontrati sui 4000 pazienti trattati con plasma iperimmune sono stati notevoli – prosegue Primiani – Tanto da spingere la Food and Drug Administration, l’autorità regolatoria americana, ad approvare la sperimentazione della terapia anche a New York, città fortemente colpita dall’epidemia. Anche la Commissione Europea ha riconosciuto la validità del metodo di cura e sta finanziando progetti che prevedono l’utilizzo di plasma iperimmune. I primi ospedali ad utilizzare questa tecnica in Italia sono stati quelli lombardi, dove si è riscontrata una netta diminuzione del tasso di mortalità, passando da una media del 13-20% ad una del 6%. Così, gli ospedali di Mantova e Pavia hanno avviato il protocollo di sperimentazione ‘Tsunamy Study’, il primo a ricevere l’approvazione dei comitati etici e a recepire le linee guida del Centro nazionale sangue sulla sicurezza. Gli ottimi risultati raggiunti in termini di benefici per i malati che sono stati trattati con il plasma iperimmune hanno interessato anche altre regioni e indotto Toscana, Umbria, Lazio, Basilicata e Campania ad avviare la sperimentazione. Il policlinico Gemelli di Roma ha avviato invece la raccolta di plasma seguendo il protocollo ‘San Matteo’, siglato da varie ASST della Lombardia. La Regione Sicilia ha aderito al protocollo ‘Tsunami study’, nato sotto l’egida dell’Iss e dell’Aifa, individuando otto strutture trasfusionali, in possesso dei requisiti specifici previsti dalle Linee guida per la produzione del plasma iperimmune anti Sars-Cov2 e collegati alle Unità cliniche di trattamento dei pazienti affetti da Covid-19, e inserendole nel gruppo nazionale dei trials clinici. Mentre la Regione Veneto ha creato una banca del plasma, sono circa 80 i centri registrati a livello nazionale perla raccolta di plasma. Ma solo 21 sono stati già attivati e solo 14 stanno prelevando plasma dai soggetti guariti dal Covid. I punti di forza della terapia sono molteplici. Si tratta infatti di una terapia a ‘basso rischio’ che consente un’immediata regressione della malattia ed una rapida stabilizzazione dei parametri vitali dei pazienti. Ciò implica una minore permanenza nelle strutture ospedaliere dei pazienti affetti dal virus nonché, se praticata nella prima fase della malattia, uno scarso ricorso alle terapie intensive. Non sono poi state riscontrate controindicazioni, né sui malati curati col plasma, né sui donatori. Che vengono reclutati su base volontaria, rispettandone l’anonimato, attraverso un comune test sierologico.
Per avvalersi di questa terapia, che ha ottenuto finora risultati eccezionali, non sono necessarie strumentazioni particolari, ma basta ciò che è già in dotazione nei centri trasfusionali. Per questo, con un’interrogazione abbiamo chiesto al presidente Toma: se la Regione Molise abbia attivato specifici percorsi per il prelievo e la somministrazione di plasma iperimmune; quale sia lo stato delle procedure di plasmaferesi; quali iniziative si intenda mettere in campo per il reclutamento dei potenziali donatori e per eseguire i necessari test sierologici, utili ad individuare gli anticorpi igG e igM; quali azioni si vogliano intraprendere per rendere funzionanti i Centri trasfusionali molisani; quali azioni in generale si pensa di mettere in campo per attivare la raccolta di plasma utile a curare i pazienti affetti da Covid.
Non ritengo assolutamente che si tratti della panacea contro il Covid, sia chiaro, ma credo sia opportuno che i molisani vengano informati sulla possibilità di utilizzo di questa terapia anche nella nostra regione – conclude Primiani – Per completezza dell’informazione, la stessa comunità scientifica ha ancora dubbi sull’efficacia in uno stadio avanzato dell’infezione, pur riconoscendone i benefici negli stadi iniziali. È però doveroso prepararsi al possibile utilizzo della terapia: anche se servisse a salvare una sola vita, sarebbe già un ottimo risultato. Non servono grandi operazioni, ma solo farsi trovare pronti e organizzati. La Regione Molise ha il dovere di non trascurare nessuna ipotesi se in gioco è la vita dei suoi cittadini. Non può, nel dubbio, restare mani in mano”.