Variazione di bilancio illegittima di una gestione fallimentare, Fanelli: “Non potevamo votare un maldestro escamotage che non affronta e non risolve i problemi”
“Obiezioni di metodo e di merito, ma soprattutto un giudizio politico negativo, ha accompagnato ieri il mio voto contrario in Consiglio regionale alla Proposta di Legge 134 sulla ‘variazione del bilancio di previsione 2020-2022 e modifiche a leggi regionali’ di iniziativa della Giunta regionale”. A scriverlo, in una nota, è la capogruppo del PD in Consiglio regionale, Micaela Fanelli.
“Ho detto ‘no’ alla legge che elimina norme di cui è stata rilevata l’incostituzionalità, ma si tratta di una serie di precetti secondari e non della norma principale, ovvero quella relativa all’interpretazione autentica della surroga, per la quale il presidente Toma aveva assunto l’impegno di modificarla al fine di superare gli evidenti profili di incostituzionalità. Impegno però disatteso.
Ma il mio voto negativo riguarda anche gli aspetti finanziari, oltre che ordinamentali. Per l’appostamento dei 4 milioni di euro che deriva dalla riprogrammazione dei fondi europei, previsti per le quali troppe volte il ruolo del Consiglio viene calpestato, così come viene messo continuamente all’angolo il confronto con il partenariato e la condivisione di intenti che, invece, dovrebbe essere tra le priorità per traghettare questa regione fuori dalle secche. Ma proprio su questo tema è sotto gli occhi di tutti quanto accaduto lo scorso martedì in occasione del monotematico sul Recovery Fund. Una gestione sulla programmazione dei fondi europei che non accettiamo e non condividiamo e che ci ha portato a non esprimerci sulla realizzazione di un “pezzetto della casa” se, proprio sulla realizzazione di quella casa stessa, continuiamo a essere esclusi.
Quindi, pur riscontrando l’attenzione da parte della maggioranza su temi che avevamo sollevato in occasione dell’approvazione di Bilancio, come il rimborso per i farmaci di fascia C o anche le spese per la trasferta dei malati fuori sede, proprio su questi temi non possiamo non riscontrare, ancora una volta, un ritardo che non può essere né accettato né condiviso. Gli appostamenti dovevano essere maggiori e dovevano essere previsti in tempi utili e non come sempre in modo del tutto tardivo e solo in occasione della variazione di bilancio. Vero che alcune spese vanno a rendiconto, vero che la Commissione specifica ha previsto di procedere a due annualità, ma vero soprattutto che le persone in difficoltà aspettano.
Resta poi da sottolineare come, anche con tale manovra, a differenza di quanto da noi richiesto con forza, resta tuttora priva di copertura la quota relativa ai minori istituzionalizzati a cui i bilanci disastrati dei Comuni non riescono a fare fronte o quella relativa al trasporto dei dializzati sulla quale certamente tornerò.
E poi non dimentichiamo come questa variazione non vada assolutamente a risolvere la questione dei cosiddetti ‘finti’ appostamenti, come ad esempio quelli relativi alla ‘non autosufficienza’ dove ad oggi, la quota di compartecipazione è nettamente inferiore rispetto agli impegni assunti dal presidente Toma. Anche qui parliamo di un tema troppo importante per affrontarlo con un semplice ‘escamotage retorico’ che non riesce certo a rispondere alle esigenze reali. Poco chiari poi i confini della norma sul debito sanitario e quelli per il cofinanziamento dello strumento nazionale in favore delle imprese.
Né ci convince ovviamente la spesa dei 4 milioni rinvenuti dalla riprogrammazione perché vanno a una sanità che oggi è gestita male.
Infine, il sistema di approvazione del ‘pacchetto’ avvenuto in maniera subdola anche oggi, quando la PdL è approdata in Aula senza dare ai colleghi la possibilità di studiare le carte, di cui avrebbero dovuto disporre almeno 5 giorni prima e non mezz’ora prima, questione che rende gli atti di fatto illegittimi.
Il mio voto contrario, come dicevo all’inizio, è frutto quindi di un preciso giudizio politico che riguarda soprattutto il ‘come’ vengano fatte le cose. E sappiamo bene che è quello che sta avvenendo anche per la gestione dell’emergenza, dove le scelte messe in atto sono sempre più solitarie.
Non ci tireremo mai indietro nella possibilità di condividere responsabilità: sulle norme, sulla programmazione, sul bilancio, sulla sanità. Ma scelte incondivisibili su tutti questi aspetti – con particolare riferimento a quello sanitario – che fino ad ora abbiamo denunciato in ogni sede con tutte le nostre forze, ci portano a riaffermare la nostra contrarietà per una “casa” che doveva essere senz’altro progettata partendo da “fondamenta” più solide”.