Marco Santucci in visita al Cus Molise: “Colpito positivamente dalla struttura e da un florido settore giovanile di volley”
Campione dentro e fuori dal campo. Reduce da una bella stagione in A2, a Spoleto dove ha disputato la semifinale playoff perdendo contro Piacenza, Marco Santucci è stato in visita al Cus Molise per seguire l’allenamento del settore giovanile di volley. Abbiamo approfittato della sua disponibilità e gentilezza per parlare di volley a tutto tondo.
“Il bilancio della mia ultima stagione a Spoleto – spiega Santucci – è positivo. Abbiamo chiuso al secondo posto la regular season e nei playoff siamo usciti in semifinale contro Piacenza che ha poi conquistato il pass per la Superlega. E’ stata un’annata all’inizio complicata che però è migliorata con qualche nuovo innesto e con il cambio di allenatore. Così siamo riusciti a centrare l’obiettivo minimo”.
Al Cus Molise il settore giovanile del volley è florido, tanti ragazzi e ragazze si avvicinano a questo sport, cosa che ha fatto ormai diverso tempo fa. Cosa è cambiato negli anni?
“Grazie alla mia famiglia e a mia sorella che facevano già parte della realtà campobassana mi sono avvicinato a questo sport quando avevo circa dieci anni. All’inizio ho praticato contemporaneamente calcio e pallavolo, poi a sedici anni ho deciso di intraprendere questa carriera. E’ andato tutto bene e sono riuscito a togliermi tante soddisfazioni. Per quanto riguarda il settore giovanile del Cus sono rimasto sorpreso positivamente. Sapevo del lavoro che si stava svolgendo. E’ un settore in forte ascesa, importante per i ragazzi anche ai fini della formazione oltre che a livello motorio”.
Potendo consigliare il volley ad un bambino lo farebbe?
“Certo. Lo farei perché è uno sport differente dagli altri. E’ come una grande famiglia dove non c’è contatto fisico, non c’è violenza ma solo valori veri che a volte vengono a mancare anche nella vita quotidiana. E’ uno sport divertente una volta che si impara il senso e la tecnica per giocare”.
Nella nostra regione non ci sono squadre di livello. Singolarmente lei e Stefano Patriarca siete i giocatori che portate in alto il nome del Molise
“Io e Stefano siamo quelli più rappresentativi. Ci sono poi anche altri ragazzi che si stanno ben comportando nelle massime serie nazionali. Anche non essendoci in Molise una grande realtà a livello di club, siamo per fortuna esiliati in altre regioni e in altre società dove siamo cresciuti a livello nazionale e ci siamo tolti le nostre soddisfazioni. Però io penso che essendo il volley uno sport tra virgolette povero rispetto al calcio, si possa fare qualche cosa in più anche a Campobasso e in Molise perché con un minimo di investimento e di organizzazione è possibile fare strada”.
In passato Isernia e Agnone lo hanno fatto. Si può tornare a quei fasti?
“E’ possibile ma bisogna avere basi solide a livello economico e organizzativo perché dipende tutto da questo. E’ importante anche avere un settore giovanile di spessore con tecnici validi perché solo così si può costruire qualcosa di veramente importante”.