Ricerca Neuromed, uno zucchero naturale potrebbe proteggere il cuore dopo un infarto
Il trealosio, uno zucchero di origine naturale, si è dimostrato capace di ridurre il rimodellamento cardiaco, una condizione in cui si hanno cambiamenti sia nella forma che nella funzionalità del cuore. Proprio il fenomeno del rimodellamento, che rappresenta una complicanza frequente dopo un infarto, è alla base dell’insufficienza cardiaca, nota anche come scompenso, una condizione in cui il cuore non riesce più a pompare il sangue con la dovuta efficacia.
Il risultato, che potrebbe aprire la strada a interventi terapeutici più efficaci nel fronteggiare questa gravissima patologia, è emerso da una ricerca condotta, su modelli animali, dal Laboratorio di Fisiopatologia Vascolare dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma e con la Rutgers New Jersey Medical School, negli USA.
Pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the American College of Cardiology, lo studio ha utilizzato una sostanza largamente presente in natura e già usata come additivo per alcuni prodotti alimentari. “Negli ultimi anni – dice Sebastiano Sciarretta, ricercatore dell’I.R.C.C.S. Neuromed e Professore Associato presso l’Università Sapienza di Roma, primo firmatario della pubblicazione – il trealosio si sta rivelando molto più interessante del previsto perché è risultato capace di proteggere le cellule da varie situazioni di stress. Una protezione che, nei nostri esperimenti, riesce in particolare a ridurre i danni di un infarto, limitando il fenomeno del rimodellamento cardiaco. Ricordiamo che l’insufficienza cardiaca colpisce quindici milioni di persone solo in Europa. Una vera minaccia per la salute dei cittadini e, non bisogna dimenticarlo, per i bilanci dei Sistemi sanitari nazionali”.
Oltre alla prospettiva di nuovi trattamenti per l’insufficienza cardiaca, la ricerca condotta dal Neuromed e dalle altre strutture scientifiche ha un altro aspetto estremamente interessante. Il trealosio, infatti, esercita la sua azione protettiva sulle cellule attivando il meccanismo dell’autofagia. L’autofagia (letteralmente “divorare sé stessi”) è uno dei più importanti sistemi attraverso i quali le cellule si rinnovano ed eliminano componenti non più funzionanti. Un impianto di riciclaggio, si potrebbe dire. “La capacità di attivare l’autofagia – commenta Sciarretta – sta ponendo il trealosio sotto i riflettori in molti campi della medicina, comprese alcune patologie neurologiche nelle quali proprio i meccanismi di ‘ripulitura’ delle cellule risultano difettosi”.
Per quanto riguarda specificamente l’insufficienza cardiaca, “siamo di fronte – concludono Sebastiano Sciarretta e Giacomo Frati, co-responsabile del Laboratorio di Fisiopatologia Vascolare dell’IRCCS Neuromed e Professore Ordinario dell’Università Sapienza di Roma – a una fase iniziale, e saranno necessari altri studi clinici prima di ipotizzare l’utilizzo terapeutico su pazienti colpiti da infarto. Ma la prospettiva è estremamente interessante. Il trealosio è infatti un composto naturale, già presente in alcuni alimenti, che non ha mostrato effetti collaterali e che essendo uno zucchero potrebbe anche essere assunto dai pazienti come un normale dolcificante ma con effetti benefici sul cuore”.