A Termoli il progetto ‘Ricerca e Prevenzione’ della Fondazione Giovanni Paolo II
La popolazione termolese conferma il suo interesse per il Progetto Ricerca e Prevenzione in Molise, grande partecipazione anche al secondo incontro in città promosso dalla Fondazione Giovanni Paolo II a Termoli lo scorso 4 settembre.
Nel corso della prima edizione ci fu una affluenza talmente eccessiva che non si riuscirono ad esaudire tutte le richieste. Per non deludere le aspettative della popolazione, è stato organizzato questo secondo appuntamento. “La Fondazione ha mantenuto le promesse” commenta un signore sorridendo, mentre è in attesa “avevano detto che sarebbero tornati e così è stato, sono stati di parola”.
L’equipe medica, coordinata dalla professoressa Giuseppina Sallustio ha effettuato oltre 150 ecografie alla tiroide insieme alla visita. A circa il 30% dei partecipanti è stato consigliato di valutare insieme al proprio medico di medicina generale l’opportunità di effettuare ulteriori approfondimenti diagnostici.
“Ho partecipato quasi per caso” commenta Maddalena una signora residente a Termoli “ho scoperto di avere un nodulo alla tiroide, molto probabilmente non è nulla di grave, ma sarà necessario fare degli approfondimenti. Non avevo alcun sintomo, la prevenzione è davvero importante e ringrazio la Fondazione per averci offerto questa possibilità”, conclude con un sorriso di compiacimento.
Un plauso all’iniziativa anche dall’Amministrazione Comunale di Termoli. Il Sindaco Angelo Sbrocca sé è recato personalmente nei locali della Scuola Principe di Piemonte per porgere i saluti istituzionali “una iniziativa sul territorio, rivolta soprattutto alle persone più deboli” commenta il primo cittadino “purtroppo ci sono famiglie che incontrato difficoltà ad usufruire delle prestazioni offerte dal Sistema Sanitario nazionale, perché non hanno la possibilità di pagare il ticket. Questo evento è pensato soprattutto per loro. Una iniziativa che spero possa essere reiterata nel tempo e che ci fa conoscere meglio l’Università Cattolica, una realtà della Regione, dove operano professionisti molto validi, che mettono a disposizione del nostro territorio le loro competenze scientifiche”.
Sulla stessa linea anche la Presidente del Consiglio Comunale, Manuela Vigilante, “sono qui in veste istituzionale come Presidente del Consiglio Comunale, ma anche come semplice cittadino, voglio fare un plauso alla Fondazione “Giovanni Paolo II” per questa importante iniziativa, che sta svolgendo sul nostro territorio, quella di rivolgersi alle fasce sociali più deboli, per consentire loro di poter effettuare esami diagnostici che favoriscono la prevenzione dei tumori della tiroide e delle problematiche dell’apparato muscolo-scheletrico. Una iniziativa importante che ha visto un enorme affluenza e che spero possa essere ripetuta”.
Il progetto “Ricerca e Prevenzione in Molise”, infatti, è rivolto a tutta la popolazione e chiunque può aderire, ma si vuole offrire un’opportunità soprattutto alle famiglie che si trovano in difficoltà economiche e che spesso non riescono ad effettuare anche semplici esami diagnostici.
“La popolazione manifesta grande interesse per il nostro lavoro e questo ci gratifica” commenta il Direttore Generale Mario Zappia “ma siamo soddisfatti soprattutto perché riusciamo a fare qualcosa per i nostri fratelli in difficoltà”.
L’insorgenza del tumore della tiroide è legata a cause ambientali, genetiche, ormonali e loro interazioni. La familiarità riguarda tutte le forme di malattia e si riscontra con maggiore frequenza nei carcinomi midollari. Fra i fattori di rischio accertati va ricordato il cosiddetto gozzo, caratterizzato da numerosi noduli benigni della ghiandola dovuti a carenza di iodio, che può in alcuni casi predisporre alla trasformazione maligna delle cellule. Il carcinoma follicolare è particolarmente legato ad una dieta povera di iodio, condizione presente in alcune aree italiane. Un’altra causa accertata è l’esposizione a radiazioni. È infatti più comune in persone che sono state trattate per altre forme di patologie tumorali con radioterapia nella regione testa-collo. Oppure che sono state esposte a livelli elevati di radioattività nell’ambiente.