Tragedia del Vajont, la sopravvissuta Micaela Coletti racconta la tragedia agli studenti del capoluogo
ALESSANDRA POTENA
Micaela Coletti aveva solo dodici anni quel 9 ottobre del 1963 quando alle 22,39 si elevò un’incredibile ondata che seminò circa duemila morti.
A determinare questa tragedia, ricordata come una delle più disastrose, furono diverse concause, ma la scatenante fu l’innalzamento delle acque della diga del Vajont.
In quella tragica notte Micaela perse il padre, la madre, una delle sorelle quattordicenni e la nonna, ma soprattutto perse la sua vita, il suo paese: “Ho perso – le sue parole agli studenti di alcune scuole di Campobasso – tutte le mie conoscenze, tutti i miei amici, i miei luoghi, dove sono nata, i miei quaderni e i miei libri. Ho perso il paese ed è difficile spiegare cosa significhi perderlo, non è soltanto il fatto delle case, delle piazze e dei negozi, è tutta la vita che si svolge all’interno di questi luoghi, dove hai vissuto e in cui stavi crescendo. Non riuscii a trovare più nulla, nemmeno un punto di riferimento, non esiste più nulla, le uniche cose che esistono sono i ricordi che, purtroppo, non bastano”.
Tristezza e sgomento nelle parole della sopravvissuta al disastro: “Il vero Vajont non è solo la frana, il vero Vajont è il disinteressamento da parte delle istituzioni, dello Stato che permette che venga usata la legge della commorienza solo per questo disastro. Hanno decretato che i nostri parenti sono morti nello stesso momento, per cui non avevamo diritto di eredità. Siamo stati tirati fuori da sottoterra nudi, e dopo cinquanta anni siamo ancora nudi, ci hanno definito orfani del lavoro – ha continuato Micaela Coletti – ma non è vero nulla, non ci hanno dato nessun lavoro e concesso nessun tipo di diritto. Dopo anni non è cambiato nulla, non abbiamo avuto nessun tipo di aiuto, nemmeno psicologico, abbiamo dei problemi che sono forti e che si percuotono anche nel fisico”.
Una testimonianza forte quella di Micaela, un evento che ha stravolto le vite dei pochi sopravvissuti.
“Il Vajont di tutti” è il titolo dello spettacolo teatrale curato e ideato da Andrea Ortis che ha l’intento di attualizzare un racconto che ha molti elementi in comune con altre tragedie italiane, in modo particolare con quella che colpì San Giuliano di Puglia nel 2002.
Rapporto tra uomo e ambiente, in particolare le tematiche relative al dissesto idrogeologico saranno presenti in questo spettacolo, dal forte valore didattico. L’appuntamento è domenica 13 marzo alle ore 18 al Teatro Savoia di Campobasso.