Tra ‘Sogni e Bisogni’ Salemme conquista il pubblico del Savoia. L’attore napoletano dedica un applauso e un ringraziamento anche a chi non è riuscito ad acquistare i biglietti
FABIANA ABBAZIA
Sono interminabili gli applausi per Vincenzo Salemme al Teatro Savoia di Campobasso, dove ieri sera, sabato 13 febbraio è andato in scena il suo ‘Sogni e Bisogni’. Con l’attore napoletano a raccogliere il consenso del pubblico in tripudio gli attori: Nicola Acunzo, Domenico Aria,Vincenzo Borrino, Sergio D’Auria, Susy Del Giudice, Andrea Di Maria, Antonio Guerriero, Raffaella Nocerino.
La storia surreale che viene rappresentata coinvolge lo spettatore, lo diverte per portarlo poi a riflettere insieme all’artista sul senso di una comicità, che alla fine resta dietro un sipario con cui il palco viene diviso a metà.
In un’ora e quaranta Salemme prende per mano il suo pubblico, con cui interloquisce addirittura sedendocisi in braccio, per un viaggio comico e dissacrante attorno alla profondità dell’essere umano, interpretato da un comune Rocco Pellecchia, emblema di chi si è fatto sfuggire di mano i sogni. Ed è proprio in una dimensione onirica che il signor Pellecchia resta privo del suo “pene”.
Nella commedia scritta e interpretata da Salemme e, chiaramente riferita al celebre romanzo di Moravia “Io e Lui”, l’organo del sesso maschile non si accontenta di essere soltanto una voce, ma si stacca materialmente dal corpo del suo “titolare” per rubare la scena a chi gli ha reso la vita infelice.
Il suo “possessore” ha, infatti, abbandonato le sue migliori prospettive di vita per trascorrere un’esistenza “in pigiama e pantofole”, senza alcuna aspirazione, rinunciando a emozioni o desideri. Insomma, lo ha costretto a un ruolo che mal si adatta al modo in cui “esso” si definisce: “il tronchetto della felicità”. Sul palco va, così, in scena un esilarante duello verbale tra i due contendenti: un Rocco Pellecchia senza sogni e desideri e il suo “attributo” che, travestito da una sorta di Pulcinella rosso, recrimina maggiori attenzioni verso quelle pulsioni da troppo tempo sopite. A fare da contorno una moglie e una suocera del “tranquillo” Rocco, le quali pur senza essere mai sulla scena, sono in fondo “le registe” della vita del protagonista “depotenziato”.
Sul palco numerosi altri personaggi: un ispettore chiamato direttamente dal signor Pellecchia a risolvere il caso, la coppia di impressionanti portieri dello stabile e l’avvenente signora del piano di sopra. Un intreccio che strappa risate e divertimento senza mai cadere nella volgarità.
Nella parte finale la dimensione onirica lascia poi il posto a quella reale, dove il protagonista conduce lo spettatore attraverso il senso di un viaggio comico che cela in sé significati più profondi come quello della paura. La paura di essere padre o la paura di un mondo in continuo cambiamento dove i confini, smaterializzandosi attraverso le nuove tecnologie, tolgono agli individui la possibilità di sentirsi vivi di fronte al superamento di quelle “barriere”. Non avere limiti da oltrepassare spesso può così anche significare lasciarsi andare a un vuoto di senso esistenziale, “dove i bisogni prendono il posto dei sogni”.
In un mondo e in un momento storico in cui tale condizione umana è sempre più frequente Salemme, svestiti i panni del suo personaggio, ringrazia il pubblico del capoluogo che ha avuto “il coraggio di uscire di casa senza paura”.
L’attore napoletano ha poi un pensiero per tutti coloro che non sono riusciti ad acquistare il biglietto per lo spettacolo che in brevissimo tempo ha registrato il tutto esaurito. Un applauso e un ringraziamento per chi non è in platea, “ma purtroppo mi hanno chiamato solo per due date”, dice sorridendo Salemme. Un commento questo che lascia intendere come l’attore abbia apprezzato il calore che la città di Campobasso gli ha saputo dimostrare.