‘Poietika, il corpo della parola’, all’ex Gil esponenti di spicco della letteratura internazionale: Steven Grieco, Giorgio Linguaglossa, Marco Onofrio, Fabio Orecchini e Gezim Hajdari
CRISTINA SALVATORE
Conclusa anche la seconda giornata del convegno ‘Poietika – Il corpo della parola’, che si sta svolgendo all’ex Gil di Campobasso. Per questa seconda giornata dedicata alla parola suggestiva che diventa poesia, sono intervenuti esponenti di spicco del panorama della letteratura internazionale, come gli scrittori e saggisti Steven Grieco, Giorgio Linguaglossa, Marco Onofrio, Fabio Orecchini e Gezim Hajdari. E proprio il poeta Steven Grieco ha aperto questo nuovo incontro portando all’attenzione della platea quello che per lui sembra essere un problema di non poca rilevanza che affligge i nostri giorni: il disinteresse generale e diffuso da parte della maggioranza verso la poesia del ‘900 ricordata, per lui, solo attraverso le opere magnifiche di autori immortali come Montale, ad esempio, e dimenticando “un oceano sterminato” di artisti e scrittori africani o asiatici che hanno portato, e portano ancora oggi, il potere dell’immagine in giro per le menti di chi è ancora capace di scomporre i versi in frames che possono essere bloccati nella memoria e ricordati, riletti, resi immortali.
“La poesia – continua Grieco – può contenere la memoria di un popolo. Mi chiedete quale sia la differenza tra questa e la prosa. Lamia risposta è che la poesia vibra come nessuna prosa sa fare. La poesia è quello verso cui si muove ciò che è intensamente presente nella mente; nel momento in cui essa esce dalla nostra lingua, è poesia”.
Un concetto condiviso anche da Liguaglossa, che aggiunge: “La parola sta cambiando perché anche essa, come noi, sta vivendo una grande rivoluzione dettata dal progresso scientifico. Sono cambiati i parametri di interpretazione del linguaggio nella maniera in cui noi stessi abbiamo un diverso modo di osservare il mondo e di stare nel cosmo”.
La parola vive in un mondo quadridimensionale fatto di luci e ombre ed un verso del poeta-scrittore albanese Gezim Hajdari, intervenuto all’evento, recita esattamente così: “Sotto le ombre cresce spaventata la nostra vita”, proprio questo continuo susseguirsi di chiari e scuri della parola dà corpo ed immagine alla poesia.
Si prosegue, poi, con il pensiero dello scrittore Marco Onofrio per il quale il percorso poetico si realizza non solo attraverso l’esposizione del pensiero, ma anche al modo in cui esso viene espresso. Un pensiero che con la sua forza riesce a rendere tangibile anche ciò che è immateriale.
E per concludere questa seconda giornata dedicata alla parola poietika, di particolare interesse è l’opera dell’artista contemporaneo Fabio Orecchini dal titolo ‘Terraemotus’, che descrive l’atto poetico come “il porsi nell’abisso-l’epicentro, tracciare un nesso, col mondo della realtà superstite, ricucire la frattura, lo iato tra rimozione e rigenerazione, tra scrittura e storia, la faglia emersa della gola”.