L’urgenza di riorganizzare il turismo
Mino Reganato
Pur uscendo da una crisi che ha di fatto azzerato economicamente il settore turistico per un paio d’anni, lo stesso è alla mercé di un annoso sistema organizzativo, in parte lacunoso e obsoleto, dove un Paese con un enorme patrimonio culturale e monumentale è comunque relegato a un quinto posto per arrivi internazionali alle spalle di Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina e con un enorme tasso di abusivismo a danno di coloro (soprattutto giovani laureati e professionisti) che molto potrebbero dare ma a causa di ciò, restano incatenati nei labirinti della precarietà e dell’eterno stage.
Qualche giorno fa, ho voluto provare l’esperienza da semplice turista nella Capitale, prediligendo luoghi della città ad alto assembramento turistico. Il Pantheon sembrava il sito descritto nel capitolo 21 del Vangelo secondo Matteo, dove mercanti di tutti i generi e nel disordine più totale vendevano di tutto. Clowns, ambulanti, saltimbanchi, “grattacheccari”, eppoi guide abusive, guide mute, guide con la guida (leggi libro), guide senza permesso, sembravano tutti soggetti di un quadro di Guttuso ritraente il famoso quartiere palermitano della “Vucciria”.
Nessun controllo, neanche un “operatore metropolitano” presente. Un problema che non riguarda soltanto il furto di esercizio perpetrato dalle guide abusive, ma anche riferito alla qualità del servizio offerto con l’aggiunta gratuita di enormi castronerie sulla storia dei nostri monumenti. Ho avuto modo di parlare con alcuni testimoni che mi hanno riferito con mio immenso stupore che alcune di loro millantano a gruppi stranieri, meno conoscitori della nostra storia che il Vittoriano sarebbe stato edificato per volontà di Mussolini e che sempre al Vittoriano sarebbe sepolto Garibaldi. Provate a farlo in qualche Paese “turisticamente organizzato”, poi mi direte.
E ciò non è che la punta di un iceberg!
Basta frequentare una delle fiere sul turismo che hanno luogo in Italia per vedere un’enorme giungla di stand con sigle più o meno appartenenti a uno stesso territorio per capire in quale girone dantesco è sprofondata l’immagine turistica del Paese. Se ci immedesimassimo in un operatore straniero in fiera, desideroso di collaborare con un’area turistica specifica, incontreremmo serie difficoltà a ben individuare le zone a causa delle innumerevoli denominazioni tutte riferite allo stesso comprensorio, questo in aggiunta alla presenza negli stand, di persone che nulla hanno a che vedere con la promozione turistica e il più delle volte, senza conoscere alcuna lingua straniera.
Abusivismo e disorganizzazione imperano comunque, anche nel comparto extralberghiero (soprattutto negli appartamenti per uso vacanza), cresciuto in una maniera spropositata e senza freni.
La gestione affidata a privati senza competenze ed in alcuni casi senza autorizzazione, favorisce una dannosa condizione che colpisce indistintamente e negativamente tutti gli attori della filiera territoriale, vanificando ogni azione volta ad offrire un’offerta di servizi competitivi; il turista scontento parlerà male del territorio dove ha ricevuto i disservizi.
Si comincia ad intravedere comunque, uno spiraglio di auspicata attenzione verso la riorganizzazione del settore come la ricettività extralberghiera.
L’imminente stretta su Airbnb e sugli affitti brevi da parte del Governo ne è la prova.
L’obiettivo è in primis di scongiurare il sovraffollamento turistico di numerose città, soffocate dall’enorme mole di persone grazie alla facilità di reperire alloggi. Unitamente a ciò, vi sarà quasi sicuramente per ogni immobile ad uso abitativo affittato per fini turistici, l’obbligo di esporre un Codice Identificativo Nazionale (CIN) che consentirebbe al turista di soggiornare in strutture non abusive. Il mio auspicio è quello di obbligare oltre al CIN, il possesso di certificazioni sia per il conduttore, sia per la struttura stessa, ciò al fine di livellare l’enorme differenza di requisiti obbligatori richiesti ad esempio, alle strutture alberghiere oltre a creare figure professionalmente valide proprio per “impreziosire” il territorio e renderlo interessante ai fini della scelta della destinazione da parte dei turisti.
Le regole rappresentano così, una salvaguardia per chi ha titolo a operare nel settore oltre a creare e sostenere un’occupazione qualitativa, eliminando le numerose difformità organizzative e ridare al nostro Bel Paese, una giusta posizione nel panorama delle destinazioni mondiali.