Lavoro o famiglia? Doveri o sogni? L’universo femminile nelle storie di Rita, Agnese e Aida
A scuola ottengono risultati migliori, ma una volta fuori la loro paga continua a essere inferiore a quella degli uomini, per non parlare di come la loro vita sia continuamente divisa tra famiglia e lavoro e di come, soprattutto per chi operi in aziende private o svolga la libera professione, avere entrambe le cose possa restare per sempre un miraggio.
Essere donna oggi significa, così come un tempo, portare avanti vere e proprie battaglie: sul posto di lavoro, nella vita di coppia, in famiglia. Significa dover conciliare bisogni e desideri, necessità e sogni e sperimentare ogni giorno nuovi modi di essere donna, compagna, lavoratrice e, quando possibile, madre.
Accade così come ci siano donne che per lavorare debbano mettere chilometri di distanza dai propri affetti. È questa ad esempio l’esperienza di Rita, 47enne molisana. “Lavoro in un’ azienda di fama internazionale. Amo il mio impiego e ogni giorno cerco di svolgere al meglio la mia attività professionale. Però a causa del lavoro, per qualche tempo, – racconta Rita – ho dovuto vivere a 200 chilometri di distanza da mio marito e mio figlio.”
“Per non perdere il lavoro ho dovuto sacrificare del tempo alla mia famiglia, ma ogni volta che potevo attraversavo i chilometri per stare il più possibile vicino a mio figlio. Prezioso compagno di viaggio, – ammette però Rita – è mio marito”.
Rita lo descrive infatti come un “padre eccellente” e come suo “costante sostenitore”. “Nella nostra famiglia – dice ancora – la responsabilità dei figli è equamente divisa e, quando sono stata lontano dalla famigli,a la sua presenza è stata fondamentale per il benessere del piccolo”.
Una fortuna, quella di vivere la genitorialità in maniera serena e con l’aiuto del proprio compagno che non capita proprio a tutte. Spesso, infatti, l’arrivo di un figlio non è sempre sinonimo di famiglia felice e non tutte le coppie sanno far fronte alla vita che cambia. Separazioni e divorzi sono così all’ordine del giorno, come pure sono tantissime le donne che diventano madri da sole. È questo il caso di Agnese che, quando ha sentito per la prima volta “battere” il cuore di sua figlia, era consapevole che sarebbe diventata “genitore” da sola.
“Insieme alla gioia per l’arrivo della piccola, provavo anche tanta angoscia. Avevo paura che da sola non ce l’avrei fatta”, dice Agnese che di professione fa l’infermiera. Coraggio e sacrifici di una giovane donna che sta crescendo sola la sua bambina e che, però, non sente il peso delle rinunce. “Non mi è mai pesato dovermi astenere dalle uscite con le amiche, dalle serate di svago. Credo che nulla di tutto ciò possa sostituire il dono di mia figlia. Certo, per lei non è stato facile non avere una figura paterna ma ha ricevuto, in ogni caso, molto amore. Quello necessario – evidenzia – per crescere in modo sereno e con dei giusti valori.”
Cosa succede, invece, se la vita ti sorride e nello stesso momento realizza due importanti desideri? Ce lo racconta Aida, nata in Veneto ma vissuta in Molise, che nel negli anni ‘90 fece una scelta che oggi non rimpiange.
“Avevo superato l’esame di ammissione per frequentare la facoltà di Medicina e Chirurgia a Bologna e, in quell’anno la città emiliana mi ha permesso anche di coronare un altro sogno: fare l’indossatrice per le clienti private dello stilista Giorgio Armani”. Parole, quelle pronunciate con un pizzico di emozione da Aida, che la riportano a un tratto al suo passato e ai tanti sacrifici fatti durante tutti gli anni dell’università, per riuscire a conciliare le sue due più grandi passioni.
“A 26 anni, quando mi sono laureata – prosegue nel racconto – ho capito che era il momento di lasciar spazio solo alla medicina per avere il tempo di costruire ciò che sarebbe stato il mio vero futuro. Credo che in alcuni casi sia importante poter dire ‘basta’ al momento giusto”.
Però il giorno della Laurea Aida lo ricorda bene: indossava un abito che Giorgio Armani aveva creato esclusivamente per lei. “In quel giorno indimenticabile – conclude soddisfatta Aida – dominavo il mio vestito e, allo stesso tempo, la mia futura professione.”
Rita, Agenese e Aida sono “solo” tre esempi concreti di come l’universo femminile sia un arcobaleno composto da tante sfumature di colori. Toni delicati, colori accesi, gradazioni cupe o luminose: questo e di più rappresenta il mondo delle donne, capaci in ogni momento di stare al mondo con tutte le tonalità, contemporaneamente.
Buon 8 marzo.
l.c