Due video realizzati dai ragazzi sul tema del cyberbullismo hanno accolto il Capo della Polizia, il Prefetto Franco Gabrielli, che per la seconda volta è tornato al Leopoldo Pilla di Campobasso per incontrare gli studenti. “È la prima volta che accade”, dice l’ex Capo della Protezione Civile che già nel 2015, proprio in quella veste, fu ospite della scuola.
“Questo evento ci ha lasciato molto, ci ha reso più ricchi”, le parole della dirigente scolastica Rossella Gianfagna che, a fine dell’incontro, ha voluto chiedere a Gabrielli con quale spirito andasse via dopo la mattinata trascorsa insieme. “Ho visto – ha risposto il Prefetto – begli occhi e bei volti. Non è sempre facile, per chi ricopre cariche simili, intercettare l’affetto della gente e, invece, credo fermamente che le nostre Istituzioni abbiano un senso solo se si pongono al fianco delle persone”.
Per Gabrielli che, nella scuola di via Veneto, ha inaugurato il nuovo anno scolastico, è arrivata anche la consegna del cosiddetto ‘diploma ad honorem’ in Geometra con indirizzo ambientale. Un riconoscimento simbolico consegnato al Capo della Polizia dalla preside Gianfagna a nome di tutti gli allievi della scuola.
In quasi due ore di incontro-dibattito con il direttore generale della pubblica sicurezza italiana i temi trattati con gli studenti sono stati dei più attuali e vicini ai giovani: razzismo, violenza, legalità e stalking. Oltre ovviamente al cyberbullismo.
A fare da perno a tutto sempre il concetto di “responsabilità” che più volte è tornato nelle parole pronunciate dal Capo di Polizia dinanzi a una platea attenta e interessata. “La vita – ha evidenziato Gabrielli – non è semplicemente fatta di buoni o cattivi. In mezzo ci sono tante sfumature, ma ogni cosa passa solo ed esclusivamente per il tema della responsabilità. Assumersi le proprie responsabilità fa la differenza. Credo che fino a quando ai comportamenti non seguiranno conseguenze e, soprattutto, fino a quando tali conseguenze non saranno il frutto di una vera forma di responsabilità, in Italia avremo ancora tanto da fare”.
Ma la responsabilità è stata affiancata anche al tema della libertà e, in modo particolare, a quella della ‘rete’ che deve essere protetta dai soprusi. Il compito di reagire a simili forme di violenza se de un lato passa attraverso le leggi, dall’altro, per Gabrielli, si trova principalmente in uno “sforzo culturale da compiere tutti insieme a salvaguardia della libertà”. “Certo – ha spiegato – è un passaggio meno immediato, meno diretto, ma rappresenta l’unico in grado di proteggere davvero la libertà di tutti”.
E poi una appello alle nuove generazioni affinché, proprio per il suo essere sconfinata in termini geografici, possano vivere la rete non come un gioco, ma all’insegna di quella responsabilità appena citata.
“Chi si trova a ricoprire ruoli più complessi e importanti ha maggiori responsabilità ma dipende anche di più dagli altri e dal loro lavoro”, ha rimarcato ancora Gabrielli appellandosi inoltre al valore della comunità. Poi un’amara constatazione sulla differenza generazionale. “Io – ha detto – vengo da una generazione in cui le aspettative di vita dei figli erano migliori di quelle dei padri. Io stesso sono figlio di operai e ho visto la mia vita migliorare rispetto a quella dei miei genitori. Questa tendenza, però, attualmente si è invertita per tutta una serie di motivi, sia economici che sociali”.
Poi, sempre nelle parole di Gabrielli, il ricordo degli anni settanta e la possibilità di recuperare la voglia di costruire il futuro di quella generazione di giovani a cui il Capo della Polizia appartiene. “La cosa peggiore che si possa fare è demandare la costruzione del futuro a qualcun altro”, ha detto Gabrielli che ha lasciato gli allievi della scuola di via Veneto con l’augurio e la speranza di “non fare accadere ciò”.
fabyabb