Il libro della settimana / In ‘Midnight walker’ il più bel Domenico Cosentino di sempre che si racconta
MARIA CRISTINA GIOVANNITTI
Per coloro che non conoscono lo stile dello scrittore Domenico Cosentino, potremmo descriverlo e paragonarlo alla penna di Bukowski di Pomigliano d’Arco, fatta di parole scurrili, senza mezze misure e censure, con storie sempre molto ironiche.
Insomma, quando chiudi i libri di Cosentino, da ‘Le città invivibili’, passando per i ‘Discorsi filosofici con il mio gatto domestico’, ne esci divertito. Quando leggi ‘Midnight walker’, edito dalla Palladino di Campobasso con copertina di Rosa Tiso, hai un tuffo al cuore e incredulo pensi: è lui o non è lui?
Perdersi nelle pagine di ‘Midnight walker’ diventa una piacevolissima camminata di mezzanotte dove le parole si infittiscono e i sentimenti s’incupiscono insieme alla notte inoltrata: tutto è buio e negativo al punto che, una volta finito il libro, ti ritrovi ad essere più triste di quando l’hai cominciato. Non vuol essere un modo per scoraggiare il lettore, anzi, ma una sorta di ‘terapia di gruppo’ dove insieme, autore e lettore, camminano. Così con il leopardiano Cosentino entriamo in empatia e ci rispecchiamo in quel periodo di crisi.
I micro racconti dell’autore, più che poesie, sono autobiografici, riprendono episodi vissuti tra il 2010 e il 2013 che, allegoricamente, vengono definite Battaglie di Termopili. Amplio spazio all’amore e alle sue diverse forme e, tra i più toccanti scritti c’è ‘Anche quello era amore’ ovvero l’amore di un uomo che, consapevole della imminente morte della moglie e con una morsa di dolore allo stomaco, deve guardarla negli occhi e in apparenza con il massimo della serenità, deve dirle che andrà tutto bene, perché ‘anche questo è amore’. Ci sono amori fraterni spezzati dalla morte o uomini che, come in ‘Il vecchio pugile’, sembrano dei muri impenetrabili e delle montagne di onore mentre, da soli, si abbandonano a lunghi e sofferti pianti per amori tormentati.
Cosi ce ne parla Domenico, anche editore de la ‘round midnight’.
In ‘Midnight walker’ conosciamo un Cosentino scrittore così serioso e tormentato che quasi stentiamo a riconoscere. Come ti rileggi tu, oggi? “Quando rileggo Midnight anche io stento a credere che sia roba mia. Cioè capiscimi, non sto dicendo che sono un grande scrittore, sto solo dicendo che è roba che non ho mai scritto prima e mi piace rileggerla. È l’unico mio libro che mi piace davvero.”
La Battaglia di Termopili, metafora della tua battaglia interiore, è stata ‘combattuta’ in un momento particolare della tua vita. Cosa ci racconti di quegli anni? “Sono cose molto personali, posso solo dirti che le battaglie non si vincono, ma si combattono. Io la mia la combatto ogni giorno e so di non vincerla. Spesso non ho voglia di affrontare i miei problemi e mi prendo un giorno libero dalla bruttezza e, così mi ritiro in montagna, passeggio e mi dico che poi la vita non fa proprio schifo. Le termopili sono combattute da tutti quelli che hanno una malattia dalla quale non possono guarire (non parlo di me, io sto in “perfetta” forma) e si stanno arrendendo, pensano “Ma chi cazzo me lo fa fare?”. Io vorrei dare loro questa poesia di Kavafis, dare loro forza e dire che uno combatte per se stesso, cazzo.”
‘Colui che cammina a mezzanotte’ lo fa come terapia d’urto al suo malessere? “Si anche, lo faccio perché ho bisogno di distrarmi, di non pensare, semplicemente di stancarmi e tornare a casa, o quella che chiamo casa, e dormire. Poi questi periodi negativi nella mia vita sono ciclici, come credo in ogni vita che si rispetti, e quindi non ho mai smesso questa terapia”.
Sei riuscito a superare “rimorsi, colpe, parole uscite troppo di fretta”? “No, c’è un passo negli insegnamenti degli Alcolisti Anonimi in cui bisogna fare ammenda e tornare dalle persone che hai ferito per chiedere scusa. Ecco io non ho ancora finito con questa cosa.”
Il passato ti insegue ancora come un “lupo affamato”? “Sempre, ti parlo del passato brutto, quello fatto di dolori che ritornano che non passano mai, che ti tengono sveglio la notte e ti fanno vomitare perché sono davvero forti. Ti parlo di quel passato che non ti abbandona mai, che è come un coinquilino scomodo, che quando meno te lo aspetti ti caca il cazzo.”
Una raccolta di pensieri sparsi molto intimi e toccanti. A quale di questi episodi sei più legato? “A tutti, perché sono piccoli pezzettini di un puzzle e, se ne togli uno, tutto cade. Senza tutti loro il libro non esisterebbe.”
‘Anche quello era amore’ è un Cosentino che parla di vari amori: quelli non corrisposti, quelli perduti, uomini che amano fino alla morte o altri giganti d’onore che, poi, piangono per amore. A te cosa interessa? “Si crede che l’amore è quello che si prova tra uomo e donna, che quando uno scrive d’amore poi fa la fine di Moccia o Volo. L’amore è tutto, è quello del nonno per un nipote. È quello di un nipote per il nonno che sta morendo e che sa che sta per morire e vuole lasciare qualcosa di buono. L’amore è nelle persone che ti abbandonano che hanno fatto parte della tua vita anche solo per un mese. È cucinare per gli altri, è stare male per qualcuna che ti ha mollato o, per un amico che è morto lasciandoti da solo.”
L’attesa è un elemento molto importante nel libro e torna spesso, celato anche tra le righe. È l’ancòra di salvezza? “No l’attesa è bruttissima perché per me è stata solo l’attesa per le brutte notizie. Che stai sveglio di notte aspettando una telefonata in cui qualcuno che conosci ti avverte che una persona che ami è morta. L’attesa degli ospedali, le attese degli altri, l’attesa dell’ultima busta paga perché sai che dopo non ne avrai più. Le attese mi fanno cacare.”
Non pensi di risultare troppo diabetico per il lettore che ha imparato a conoscere la tua ironia? “Me ne strafotto dei miei lettori. Che leggano le istruzioni per montare un nodo scorsoio e poi suicidarsi (sono stato abbastanza burbero?).”
In questo caso, hai scritto per te, come terapia, o per il lettore? “Questo libro, ti dico la verità, non volevo pubblicarlo. Era lì e aspettava. Giovanna Colitti mi ha detto che avrebbe fatto un buon lavoro, è arrivata la foto di Rosa Tiso all’improvviso e mi sono detto che il libro era pronto.”
Filo leopardiano ma con un lume di speranza sempre. A chi vive un momento della sua vita particolare e si ritrova tra le pagine di ‘Midnight walker’ che consigli? “Di non combattere, tanto arriva Dio e ti butta a terra, cito Johnny Cash.”
Insomma, in ‘Midnight walker’ è un pò come vedere Domenico Cosentino nudo. Per coloro che muoiono di curiosità non resta che leggerlo.