Cronache marziane / Mattarella in Molise come l’uragano Katrina. Excursus sulle critiche piovute come coriandoli a Carnevale
CRISTINA SALVATORE
L’arrivo del Capo dello Stato a Campobasso ha avuto lo stesso imprevisto e devastate impatto dell’Uragano Katrina in Mississippi e Alabama. Tra sindaci dispiaciuti per il ruolo marginale avuto durante la cerimonia di onorificenza e presidente della Provincia che l’ha proprio disertata perché il programma non aveva previsto il suo intervento istituzionale, non si sono slavati neanche i decori floreali e la ‘messa in ordine’ della città dalle critiche piovute come coriandoli a Carnevale. Ora, se posso immaginare il dispiacere dei primi due, non riesco proprio a capire quello degli ultimi.
Vedere la città in tiro per una visita così importante ha fatto proprio infuriare alcuni campobassani perché ‘certe accortezze’ andrebbero messe in mostra nel quotidiano, non solo in occasioni straordinarie come questa. In effetti non è proprio illogico come discorso, viene solo spontaneo fare il paragone con la situazione in cui versano le varie abitazioni prima e dopo la chiamata che annuncia la visita imminente di parenti dalla Germania. Dopo, non si è più gli stessi: via le tende vecchie; taglio delle foglie secche dalle piante (una cosa che abbiamo sempre lasciato per ultimo in ordine di importanza ma che per l’occasione ci sta tutta); eliminazione dell’incerata vecchia dal tavolo della cucina che ancora conserva reperti di cene mal riuscite con tanto di buchi circolari della macchinetta del caffè, bollente, posata sopra in un momento di insana distrazione; sostituzione incerata vecchia con il Tombolo della bis-bis-bis nonna fatto a mano quando aveva cinque anni e sigillato nel cassetto della libreria antica, nei secoli dei secoli, in attesa dell’occasione giusta che ne giustificasse la riesumazione. Un Tombolo che da solo vale più della casa intera (o almeno questo è quello che la leggenda tramanda di generazione in generazione). Quindi, a parte le spazzate in terra quotidiane e la promessa di pulire i vetri rigorosamente la domenica quando si ha più tempo, è anche normale fare le grandi pulizie in occasioni particolari.
E’ normale voler accogliere l’ospite mostrandogli una casa che più bella non si può, ci fa piacere e viene anche interpretato socialmente come ‘accoglienza’, qualcosa che dà un certo tipo di valore ai visitatori, ai parenti graditi, agli amici più cari e agli ospiti residenti a Berlino. Qualcuno l’ha chiamata proprio ‘ospitalità’, se non erro.
Certo, se poi mettere due vasi e due fiorellini colorati in città e poi, quando meno te l’aspetti, per un gesto arbitrario di qualcuno, da Piazzetta Palombo li ritrovi su via Roma, allora si che ci sarebbe da valutare se spenderci ancora tempo e denaro. Persino la statua Gesù Bambino non fu risparmiata dall’amputazione di un braccio nel periodo di Natale, il periodo in cui ‘siamo tutti più buoni’.
Ed infine, proprio perché lamentarsi spesso è necessario, alcuni passanti hanno avuto da ridire pure sulle misure di sicurezza prese per l’occasione. Mentre camminavo per via Cavour, una signora con bimbo a seguito esclamava “ma che esagerazione, e chi sarà mai!”. Certo, chi sarà mai? Giusto. Neanche Gigione in tour ha una scorta simile. Succede di sentire certe affermazioni perché il Campobassano medio si esercita sempre per una futura lagna che verrà, soprattutto mentre cammina da solo in strada o in macchina fermo al semaforo. Lo vedi che parla tra sé e sé, che aggrotta la fronte, che stringe le labbra, che gesticola con le mani perché fa la prova del discorso severo contro qualcosa che potrebbe accadere o qualcuno che potrebbe nascere.
Detto questo, possiamo tornare a parlare di ospitalità. Abbiamo saputo che per Mattarella sono state riaperte le stanze della ‘suite’ nel Palazzo della Prefettura. Già me li vedo i ragni appesi ai lampadari che non ci potevano credere di tornare a vedere la luce. La polvere ha dovuto lasciare spazio alle lenzuola cucite a mano e finalmente, grazie al Capo dello Stato, gli acari hanno ripreso ossigeno con l’apertura delle dimenticate finestre. Insomma, bisogna che certe autorità vengano a trovarci più spesso perché è davvero un peccato lasciare che stanze così belle non vedano mai la luce del sole.
E poi si aspettava il Capo dello Stato con entusiasmo, orgoglio e persino una certa impazienza dato che, alla sua presenza, sarebbe stato inaugurato il ‘Centro di ricerca sulle aree interne e gli Appennini’ dell’Università degli Studi del Molise.
Allora, e mi rivolgo ai vari sindaci che si sono sentiti messi un tantino in disparte durante la cerimonia: non dovete restarci male perché questo centro è stato pensato appositamente per ricercare i vari comuni e le aree interne di cui nessuno ha mai avuto traccia. Appena se ne avrà notizia, appena saranno trovati questi comuni, ne verrà registrata la presenza anche sulla Smartbox, state sereni.
Piuttosto, è bene che ci si preoccupi anche di capire che in Molise occorre trovare al più presto delle soluzioni per la forte disoccupazione che avanza. Occorre creare posti di lavoro e far conoscere i suoi bellissimi borghi all’esterno, occorre attirare il turismo, convincere (carte alla mano) i ragazzi a non lasciare questa piccola regione per cercare fortuna altrove. Serve una crescita non solo demografica ma anche culturale e non è certo abolendo la Corte d’Appello del capoluogo che si potrà ottenere tutto questo. Anche perché, per come va la sanità nella ventesima regione d’Italia, una famiglia in cui due genitori si trovano impiegati in uffici che presto potrebbero chiudere, nel momento in cui ciò accadesse davvero, arriverebbero come minimo a sentirsi male, tanto male. A quel punto gli resterebbe solo la possibilità di un ricovero fuori regione per mancanza di personale e posti letto al Cardarelli: un disastro nella tragedia.
Insomma, per fare un breve riassunto di tutto questo, basta dire che le ripercussioni sarebbero più catastrofiche dell’Uragano Katrina in Mississippi e Alabama, paragonabili alle lamentele di alcuni cittadini a Campobasso, dovute alla visita del Presidente della Repubblica, che il Rettore’ per caso’ invitò. Alla fiera dell’est…