Al voto per la prima volta, trecento studenti a lezione all’Unimol. Della Morte: “Ci sono dei no che aiutano a crescere”. Serricchio: “Col sì sistema più veloce”
Trecento studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore ‘Pertini-Montini-Cuoco’ hanno affollato l’aula magna dell’Università degli Studi del Molise per ascoltare la lezione dei docenti Michele Della Morte e Fabio Serricchio sul referendum costituzionale, partecipando attivamente al dibattito, interagendo con i due professori dell’Unimol.
Era l’incontro conclusivo del percorso di formazione e informazione, rivolto ai ragazzi delle classe quinte e i maggiorenni delle quarte, per un voto consapevole.
Una mattinata a parlare della Carta costituzionale e della riforma Renzi-Boschi, che gli italiani saranno chiamati a confermare o meno, attraverso il referendum costituzionale di domenica 4 dicembre.
Della Morte ha parlato dei motivi per cui votare ‘no’, Serricchio ha ‘sponsorizzato’ il ‘sì’, al giornalista Giuseppe Formato, direttore della testata telematica CBlive, è toccato moderare il dibattito, assicurando il massimo equilibrio.
“Compito della scuola – il saluto della Dirigente Scolastica, Marialuisa Forte – è quello di fornire agli studenti gli strumenti per recarsi alle urne con la consapevolezza di conoscere la materia e, quindi, esprimere una preferenza per il ‘sì’ e il ‘no’ consapevolmente con la propria testa. Abbiamo seguito un percorso didattico con i nostri docenti di materie giuridiche e possiamo dire che i nostri studenti, molti dei quali per la prima volta alle urne, potranno votare, consapevoli di come è strutturata oggi la Costituzione, di come resterà se vincesse il ‘no’ e come verrebbe trasformata con la conferma di quanto approvato dai due rami del Parlamento”.
“La Costituzione è un documento politico – ha affermato il professore Michele Della Morte – che fu pensato per durare nel tempo. Fu votata da tutti, anche da chi la pensava diversamente, composta da regole che sono state interpretate da tanti soggetti, stabiliti a priori. La Carta costituzionale, per molti aspetti, è stata già modificata. La riforma Renzi-Boschi ritiene che gli attuali contenuti della Costituzione non siano più conformi ai tempi, cambiando oltre il 60% della seconda parte, ben 47 articoli sui 139 di cui è costituita la Carta fondamentale. Sgombriamo le idee da ogni dubbio. Non voteremo solo sulla seconda parte, bensì andremo a votare sull’intera Costituzione. L’idea della divisione è ingannevole. E, soprattutto, dobbiamo sapere che il voto di domenica 4 dicembre sarà solo sulla Costituzione e non su altro. Chi ci dice che il voto inciderà sui grandi meccanismi finanziari mente. Andremo alle urne per modificare o meno la Costituzione”.
“L’attuale riforma – ha sottolineato Della Morte – vuol conformare la Costituzione ai tempi della comunicazione odierna, veloce e immediata. Il bicameralismo vuol essere superato per prendere decisioni più rapidamente, ma non possiamo non sottolineare come la rapidità non lasci spazio alla riflessione. La Costituzione è nata per prendere le decisioni e la riflessione è alla base di qualsiasi garanzia democratica. La rapidità si ha nelle dittature, con le decisioni veloci, senza dibattito. Salvemini affermava che a decisioni rapide corrispondono errori rapidi”.
“Il nuovo Senato della Repubblica – ha proseguito Della Morte – è un altro pastrocchio. Perché io devo votare un sindaco che, anziché pensare ai problemi della mia città, debba recarsi a Roma per approvare leggi o votare il bilancio dello Stato? Sarebbe impensabile che una persona riuscisse a fare tutto ciò, il suo lavoro sarebbe ostacolato dai molteplici inpegni di diversa natura. Non ci sarà più equilibrio tra il Senato, composto da 100 rappresentanti territoriali, che non darà più la fiducia al Governo, e la Camera, composta da 630 deputati. La riforma prevede, inoltre, che saranno i due presidenti a dirimere le questioni tra Camera e Senato, ma con quali presupposti? Facile immaginare il loro peso politico, viste le premesse”.
“La riforma, benché migliorabile, è condizione necessaria per il nostro Paese – le parole del professore Fabio Serricchio – e consentirà una maggiore rapidità nelle scelte, base per adeguarsi e stare al passo con i sistemi sovranazionali, come l’Unione Europea, alla quale l’Italia ha aderito volontariamente per raggiungere scopi comuni. Il punto forte della riforma Renzi-Boschi risiede nella rapidità delle scelte, col superamento del bicameralismo paritario. La Costituzione è nata nel periodo post-fascista e il bicameralismo fu quasi un obbligo. La seconda Camera fu prevista per ponderare le scelte, qualora il dittatore si fosse ripresentato. Immaginate, però, di cosa stiamo parlando: di un ragionamento di ottanta anni fa. I tempi sono cambiati e quel presupposto è, giocoforza, anacronistico. Il giudice supremo resterà sempre l’elettore e questa è la migliore garanzia di qualsiasi riforma e periodo storico”.
“La riforma prevede lo snellimento del procedimento legislativo – ha spiegato Serricchio – nell’attività ordinaria. Una sola Camera, inoltre, darà la fiducia al Governo, perché sarà l’unico ramo politico del Parlamento. La riforma costituzionale renderà il sistema più snello, meno costoso, tendendo a riavvicinare le istituzioni politiche ai cittadini. Sotto questo profilo, i numeri parlano di un rapporto di fiducia basso, così rendendo le istituzioni più dinamiche si punterà a ricreare il necessario rapporto di fiducia con la collettività”.
“Questa riforma costituzionale non serve – la conclusione del professor Michele Della Morte – perché i problemi si risolvono con una maggiore democrazia, coinvolgendo anche i partiti più piccoli, che da più parti si vorrebbe spazzar via. La democrazia vuole che non si conosca chi sarà il vincitore e tutti possono diventare vincitori e leader dei movimenti politici e di un Governo. Le Costituzioni, inoltre, nascono per togliere e non per dare la fiducia, perché la sfiducia è la possibilità di cambiare Governo quando non rispecchia più la volontà dei cittadini. Ci sono dei ‘no’ – l’appello di Della Morte – che aiutano a crescere e, storicamente, hanno aiutato i Paesi a crescere”.
“Oggi per cercare l’equilibrio – il finale del professor Fabio Serricchio – si punta sulle larghe coalizioni. Il Governo Prodi cadde perché non aveva più i numeri al Senato, dove si votava con un meccanismo diverso dalla Camera. Così sono iniziati i pastrocchi delle grandi intese. La Costituzione non lede i diritti delle minoranze, così come si vuol far passare, tanto che alla Camera dei deputati si introdurrà uno Statuto delle minoranze”.
A conclusione della giornata l’appello dei due docenti dell’Unimol, Michele Della Morte e Fabio Serricchio, insieme al professore Mario Ferocino, che ha aperto e chiuso i lavori, di recarsi alle urne, e al giornalista Giuseppe Formato, perché il referendum “è la massima espressione di partecipazione dei cittadini alle scelte del Paese”.