Nei giorni scorsi, la Commissione Europea ha adottato un significativo provvedimento finanziario diretto a sostenere la democraticità della transizione energetica, siccome saranno promossi sia i cicli produttivi di energia elettrica provenienti dalle fonti rinnovabili che i processi di autoconsumo legati agli obiettivi strategici dell’European Green Deal. Tale indirizzo programmatico punta a rimodellare l’intero sistema economico, riconsegnando alle cittadinanze consapevoli il ruolo di protagoniste assolute della conversione ecologica in atto. In effetti, ogni cittadino avrà la possibilità di produrre, condividere e consumare il bene energetico secondo una scala di riferimento plurale, ossia nel pieno rispetto degli interessi collettivi. I costi delle transizioni energetiche e digitali, infatti, non possono ricadere sulle fasce deboli delle popolazioni europee, soprattutto perché nessun governo democratico può imporre soluzioni e direttive autoritarie in materia ambientale. Allo stesso modo, secondo molti, i diversi territori meritano la messa a punto di una programmazione sostenibile, capace di garantire a tutti i ceti sociali i diritti costituzionali, non esclusi il diritto al lavoro ed il pieno godimento della mobilità veicolare. Sostanzialmente, dette misure puntano a favorire il risparmio energetico con la ridefinizione di appropriate politiche solidali, non dimenticando di salvaguardare chiaramente gli ecosistemi naturalistici di pregio, peraltro già indicati dal principio tecnico-normativo del DNSH (Do No Significat Harm), in base al quale le infrastrutturazioni e gli interventi previsti nei programmi energetici nazionali non devono arrecare danni significativi all’ambiente.
Quest’ultimo rilievo appare ampiamente previsto dal recente programma comunitario, giacché le misure finanziarie sono rivolte a realizzare impianti energetici di dimensioni limitate con una capacità fino a 1 MW (megawatt), ossia con un ordine di grandezza non impattante e perfettamente compatibile con l’ambiente circostante. Un intervento particolarmente funzionale per i piccoli Comuni fino a cinquemila abitanti, giacché i cittadini potranno beneficiare direttamente di contributi a fondo perduto fino al 40% dell’investimento, anche grazie alle ingenti risorse stanziate con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Pertanto, sarà finalmente possibile promuovere la nascita di moderne Comunità Energetiche Territoriali, in linea con un modello di sostenibilità del tutto nuovo rispetto a quanto visto nel recente passato, poiché dovrà essere rispettoso delle valenze paesaggistiche ed ambientali che caratterizzano i Comuni storici italiani.
Non è possibile, infatti, continuare ad assistere a vere e proprie campagne affaristiche, le quali, dietro il paravento dell’emergenza climatica, nascondono la volontà di sfruttare speculativamente le risorse europee, in danno sia dello straordinario paesaggio italiano che degli interessi legittimi dei cittadini. Per le precisate ragioni, il recente provvedimento della Commissione Europea rappresenta una vera e propria svolta, in quanto favorirà l’autoconsumo energetico ponendo fine alle speculazioni borsistiche sul gas e sulle fonti fossili. Queste le parole del commissario europeo per la concorrenza: “questo regime consente all’Italia di sostenere la produzione e l’autoconsumo di energia elettrica da fonti rinnovabili. Inoltre rafforzerà l’impegno dei cittadini e la loro partecipazione diretta alla transizione verso l’energia verde, aiutando le piccole comunità locali a moltiplicare gli impianti sostenibili”.
Segue l’intervista al direttore di Legambiente Molise, Giorgio Arcolesse.
L’Europa sembra voler garantire la democraticità della transizione energetica, rispettando il ruolo attivo dei cittadini. Direttore, come si può coniugare l’ambientalismo scientifico con l’innovazione tecnologica in questa situazione? “L’emergenza dei nostri tempi è la crisi climatica. La pandemia prima, la guerre in Ucraina e in Medio Oriente hanno distolto l’attenzione dei cittadini e dei mass media verso il pericolo maggiore che l’umanità abbia mai vissuto, legato al surriscaldamento globale: siccità, desertificazione, penuria di risorse, innalzamento dei mari, inondazioni e fenomeni estremi sempre più frequenti con conseguenti movimenti di migranti climatici. Parlo di umanità a rischio, non di pianeta, perché il pianeta senza l’uomo in qualche modo si salva. n questo scenario, ogni azione rivolta a rottamare le fonti fossili è sacrosanta. La prima fonte di energia rinnovabile è il risparmio energetico, negli ultimi anni tutti abbiamo sperimentato i vantaggi di tecnologie come i led, o l’isolamento termico degli edifici, o la possibilità di lavorare da casa, per cui in paesi sviluppati come l’Italia i consumi energetici sono stazionari, se non in calo. Già dal 2015 il solare è la forma di energia più economica; per solare e eolico è successo in piccolo quanto successo ai chip dei personal computer: con le economie di scala e lo sviluppo delle tecnologia i costi di produzione sono in continuo calo. Oggi un impianto fotovoltaico è alla portata di tutte le tasche, esistono anche impianti da balcone, se non si ha un tetto di proprietà. la nostra associazione ha fatto un accordo con un operatore per la fornitura di questi impianti, per combattere la povertà energetica. Perciò vediamo con favore l’iniziativa della Commissione Europea, per favorire l’autoconsumo. In Italia, e in un luogo difficile come la periferia di Napoli è nata la prima comunità energetica rinnovabile e solidale , grazie a Legambiente e alla Fondazione per il sud. Quaranta famiglie del quartiere di San Giovanni a Teduccio e la Fondazione Di Maria, dal 2021 condividono i 53 kw dell’impianto fotovoltaico: questo esempio è stato seguito, anche in Molise, da tante amminstrazioni (Fossalto, Mirabello…); si è anche costituita una rete di comunità energetiche”
Quali obiettivi si propone il Circolo di Legambiente Molise per il territorio regionale? “La scorsa settimana abbiamo tenuto il nostro decimo congresso regionale e a giorni parteciperemo a quello nazionale a Roma. l’intento è quello di portare le tematiche ambientali al centro dell’ agenda politica regionale. Crediamo che la nostra regione sia ricca di risorse naturali, biodiversità in primis, ma anche di emergenze storiche e archeologiche, e di tradizioni culturali; la tutela e la valorizzazione di queste risorse, con la partenza del Parco Nazionale del Matese e possibilmente di un Parco regioanle dell’Alto Molise, per aumentare la quota di aree protette che ci vede ad un misero 1,7%, possono essere straordinarie occasioni di crescita, economica e sociale per il nostro territorio”.