GIUSEPPE FORMATO
Vincenzo Cosco ci ha lasciato. L’allenatore di Santa Croce di Magliano ha lottato con tutte le sue forze, ma questa volta il cancro lo ha battuto. A parlare non è il cronista, ma l’amico. Per una volta, consentitemi di infrangere le norme del giornalismo. Perché ci sono momenti in cui occorre fermarsi. A riflettere. E quel momento per me è arrivato. Scrive l’amico, il confidente, non il giornalista.
Vincenzo ha lottato, combattuto, come ha sempre fatto nella sua vita. Quella vita dedicata al calcio: prima come calciatore, poi come allenatore. Amava ripetere che anche da un paese piccolo e sperduto come Santa Croce di Magliano si può emergere. E lui andava fiero di essere riuscito a scalare le categorie, una ad una, fino ad arrivare in serie C, vincendo otto campionati nella sua carriera.
Era arrivato l’anno della maturità e della consacrazione. E lui lo sapeva. Ma il destino lo ha fermato. Gli ha imposto l’alt.
Diciannove anni fa aveva lottato come un leone e aveva vinto. Il destino, questa volta, è stato beffardo. Vincenzo Cosco sapeva della difficoltà della battaglia, ma ci ha provato. Mai un lamento. Sempre grintoso, anche nei momenti più difficili. Si curava e recitava. Sì, recitava bene. Perché chiunque andasse a trovarlo, tornava a casa rinfrancato, convinto che il mister stesse in piena salute. Non era, purtroppo, così e lui lo sapeva. Era importante avere l’ottimismo delle persone che nel corso dei mesi lo hanno incoraggiato. Fingeva di stare bene e, forse, mentalmente era al top. Aveva tutto sotto controllo e ha preteso che fosse così anche nelle ultime ore della sua vita, trascorse tra l’affetto di amici e parenti.
Anche all’hospice di Larino aveva stregato tutti: il direttore sanitario Mariano Flocco e il suo giovane team. Gli hanno dedicato tutte le massime attenzioni e, grazie al personale della struttura frentana, Vincenzo ha potuto lasciare soavemente la vita terrena.
Resterà impressa nella mente di tutti gli sportivi la sua ultima impresa, quella dell’ultima partita: la rimonta della sua Torres da 0-2 a 3-2 contro la Cremonese, la corsa verso i tifosi sassaresi insieme ai suoi leoni. Appena trentasei ore prima della terribile diagnosi e dell’inizio della partita più importante.
“L’uomo che combatte non perde mai” era il suo motto: e come dargli torto. Ci ha provato senza arrendersi mai, fino all’ultimo secondo. Per certi versi ha vinto, perché nei nostri occhi resterà impresso quell’uomo forte che non ha permesso a nessuno di piangere accanto a lui nelle sue ultime ore di vita terrena. Vincenzo se ne è voluto andare con la fierezza che lo ha sempre contraddistinto, quella con la quale ha sempre sfidato i suoi presidenti. Senza paura.
Ciao Vincenzo, arrivederci guerriero, ci mancherai. Sono sicuro che all’ingresso del Regno dei Cieli avrai chiesto già il fischietto, le casacche e un pallone. E starai già selezionando i tuoi 24 calciatori per allenare la nazionale del Paradiso.
Poche volte , poche ore ho avuto il piacere di trascorrere insieme a Lui questa nostra, in fondo breve permanenza terrena ,ma è già bastato a percepire la grandezza della sua Persona.Con l’occasione porgo le mie più sentite condoglianze ai Suoi più Cari. Domenico Antinone